Rincari e scarsità colpiscono l'industria ancora in ribasso
Aggiornamenti sui valori legati all'industria italiana riportati da Confindustria. Un impatto pesante per l’economia italiana verrebbe soprattutto dalla guerra Russa.
L'economia italiana e internazionale in breve
Segnali discordanti. Nel 2° trimestre 2022 lo scenario per l’Italia resta complicato (dopo il -0,2% del PIL nel 1°) per il proseguire del conflitto in Ucraina. I dati in aprile e maggio confermano il sommarsi di rincari delle commodity, scarsità di materiali, alta incertezza. Il lento affievolirsi dei contagi, invece, potrebbe sostenere i consumi. Nel complesso, però, l’andamento appare ancora negativo.
Materie prime troppo care. I costi delle imprese italiane restano appesantiti dai rincari delle commodity, amplificati dal conflitto, nonostante i parziali interventi del Governo. Il prezzo del petrolio è cresciuto a maggio, a 111 dollari al barile in media (105 in aprile). Il gas naturale in Europa ha mostrato una flessione a 90 euro/mwh (da 101), ma era a 13 euro a fine 2019. Tra le non energetiche, il grano rincara (+7%) e il rame cala (-8%), su livelli molto alti (+92% e +54% da fine 2019).
Industria ancora in ribasso. A maggio, la fiducia delle imprese manifatturiere ha subito un’ulteriore erosione, con giudizi sugli ordini in calo. L’indice PMI continua a scendere (54,5 in aprile, da 55,8). La produzione soffre l’impatto del conflitto: a marzo, sopra le attese, è rimasta invariata, ma nella media del 1° trimestre è scesa di -0,8% e per aprile è stimata una caduta, che zavorrerebbe la dinamica nel 2°. In questo scenario difficile, anche gli investimenti fissi sono attesi in frenata.
Servizi: parziale miglioramento. Il PMI in aumento in aprile (55,7 da 52,1) indica un possibile rimbalzo nel 2° trimestre dei servizi, compressi da tempo. In tale direzione spinge l’attesa di un recupero più robusto del turismo, grazie al calo di contagi e restrizioni. A maggio, la fiducia delle imprese del settore ha recuperato metà della caduta, ma quella delle famiglie resta bassa e la mobilità è attesa crescere per una quota ridotta di persone (8,9% il saldo). Ciò potrebbe limitare il recupero dei consumi di servizi.
Più occupati. L’occupazione è cresciuta di +0,6% nel 1° trimestre, oltre le attese: i temporanei, già sopra i livelli pre-Covid, sono in forte rialzo a febbraio e marzo; gli occupati a tempo indeterminato sono tornati sui valori di inizio 2020; gli autonomi, in ripresa da circa un anno, sono ancora sotto (-240mila). Nei primi 4 mesi del 2022 sono stati creati, al netto delle cessazioni, 260mila posti di lavoro.
Export: debole, ma regge. La crescita dell’export si è interrotta a marzo (-0,1%), pur proseguendo in valore (+1,7%) per l’aumento dei prezzi. A prezzi costanti, tengono le vendite di beni di consumo, in calo quelle di strumentali e intermedi. La debolezza, specie per i prodotti connessi alle filiere internazionali, è confermata dagli ordini manifatturieri esteri a maggio. Colli di bottiglia e problemi logistici nelle catene del valore (sale l’indice Baltic dei costi di trasporto via mare), alimentati dai lockdown in Cina, frenano gli scambi mondiali: in area recessiva il PMI globale sugli ordini industriali a marzo-aprile.
Tassi in aumento. A maggio il tasso sul BTP è salito di mezzo punto, a 2,95% in media. Il rialzo è diffuso nell’Eurozona (il Bund di due decimi, a 0,99%), ma avviene con ampliamento degli spread: +1,96 punti percentuali il titolo italiano sul tedesco (da +1,64), molto più di Spagna e Francia (+1,09 e +0,36). La BCE, preoccupata dagli spread, ma ancor più dall’inflazione (+7,5% nell’area, +6,0% in Italia), è attesa, già nel 3° trimestre, fermare del tutto gli acquisti di titoli e varare il primo rialzo dei tassi.
Eurozona a due velocità Le riaperture, col graduale ritiro delle restrizioni, e le attese favorevoli nel turismo (PMI nei servizi a 57,7 ad aprile, massimo da 8 mesi) danno una spinta positiva. Rallenta però il settore manifatturiero (PMI a 55,5 da 56,5): deboli giudizi sugli ordini (interni e esteri) e scarse aspettative (-56% il saldo in aprile da gennaio) riflettono i rialzi dei prezzi delle commodity e le strozzature negli approvvigionamenti. Nel complesso, quindi, solo un parziale miglioramento.
USA tra luci e ombre. Nel 1° trimestre, il PIL USA è sceso inaspettatamente dello 0,4%, nonostante la buona dinamica di consumi e investimenti, a causa del forte calo delle esportazioni nette (dovuto al rafforzamento del dollaro, +6,8% annuale verso l’euro) e della riduzione della spesa pubblica. Ad aprile la produzione industriale apre in modo brillante il 2° trimestre (+1,1%) seguendo la dinamica favorevole del 1° (+2,0%) ma a maggio scende dopo 4 mesi il PMI manifatturiero (57,5 da 59,2). L’indice cala pure nei servizi (53,5 da 55,6) e le vendite al dettaglio frenano (+0,9%) ma su un trend di crescita.
Diversi fattori frenano gli emergenti. In Cina le maggiori restrizioni per contenere la pandemia fanno contrarre la produzione al ritmo più elevato da febbraio 2020; intanto, si allungano i tempi per le consegne di beni e s’impennano i costi degli input. Strozzature e rincari frenano anche la manifattura brasiliana. Sanzioni e domanda debole continuano a pesare sulle prospettive economiche in Russia. Invece, la crescita resta solida per la manifattura indiana, specie nei beni intermedi e strumentali.