Rischi ambientali, cosa devono fare le Banche?
Il rischio ambientale è una fonte di instabilità del merito creditizio e genera riflessi sulla probabilità di insolvenza associata.
La tematica del rischio ambientale, affermatosi negli ultimi anni quale fonte aggiuntiva e specifica di instabilità del merito creditizio della clientela affidata, è attualmente oggetto di approfondimento ed attenzione da parte del sistema bancario a livello internazionale.
Il verificarsi di eventi dannosi di tipo ambientale è infatti sempre più causa di dissesti finanziari da parte delle imprese affidate, e quindi genera ovvi riflessi sulla considerazione del loro merito creditizio ovvero sulla probabilità di insolvenza associata.
Nella valutazione del merito creditizio della clientela sarà quindi sempre più necessario per le banche integrare il rating complessivo, internamente attribuito, con scoring/rating che tengano anche esplicitamente conto della compliance ambientale delle controparti.
1. Le Banche e la gestione dei rischi
La funzione di risk management ricopre nelle banche un ruolo chiave nel processo operativo volto alla trasformazione del rischio in opportunità di business e di redditività.
2. La variabile ambientale nel rapporto Banca-impresa
Il verificarsi di danni ambientali sta infatti divenendo sempre più comunemente una delle cause di dissesti finanziari delle imprese affidate, con ovvi ed intuibili riflessi sulla struttura economica e patrimoniale delle banche affidatarie.
3. La misurazione dei rischi ambientali nelle Banche
Le macro-categorie nell’ambito delle quali possono essere identificati e misurati i rischi ambientali possono, per semplicità, essere ricondotte alle seguenti tre:
a) rischi diretti,
b) rischi indiretti,
c) rischi reputazionali.
Il rischio ambientale in quanto «rischio diretto» In tale ambito, quindi, la Banca risulterebbe corresponsabile, assieme all’impresa, dei danni ambientali prodotti da quest’ultima.
In alcuni sistemi giuridici, soprattutto nord americani, si è affermata la tendenza a considerare le Banche oggettivamente corresponsabili dei danni provocati dalle imprese finanziate.
I rischi ambientali quali fattispecie di «rischi indiretti» sono quelli più facilmente identificabili in quanto sono quelli tipicamente fronteggiati nell’ordinaria operatività creditizia e rappresentano il rischio di un indebolimento della capacità del debitore di ripagare il proprio debito come conseguenza di costi/impatti ambientali.
In quanto componente dei «rischi reputazionali», infine, i rischi ambientali si presentano:
connessi alla presenza di rapporti di banca principale con una o più imprese effettivamente o potenzialmente inquinanti (rischi di credito);
I diversi fattori di rischio ambientale:
- richiedono capacità tecniche e professionali perché difficili da individuare e valutare (risk assessment), ovvero sono poco compresi e conosciuti e quindi estremamente complessi da quantificare;
Strumenti che ne permettono il trasferimento:
La prima modalità contempla l’effettiva mitigazione dei rischi ambientali, ovvero l’adozione da parte degli agenti economici di iniziative volte a ridurre i potenziali danni causati da eventi ambientali;
La seconda modalità contempla invece la possibilità di proteggersi contro i rischi ambientali, ad esempio assicurandosi ovvero acquisendo il diritto, dietro pagamento di un premio, di ottenere un risarcimento nel caso in cui si realizzino danni causati da eventi ambientali;
L’adozione da parte delle imprese di iniziative di mitigazione comunicate e riconosciute dovrebbe comportare l’annullamento di tale extra spread ovvero addirittura una riduzione del costo del debito.
Stato dell’arte del «risk management» ambientale nelle Banche:
Un numero sempre maggiore di banche oggi seguono linee guida interne di valutazione dei rischi ambientali incorsi dalla propria clientela.
La finalità primaria è ovviamente quella di evitare che il rischio ambientale a carico dell’impresa affidata possa tramutarsi in un rischio economico per la banca tale da incidere sul proprio patrimonio.
Lo strumento base necessario a tal fine è il sistema di rating interno ambientale, da costruirsi sulla base di un approccio generalmente qualitativo frutto di questionari, visite in loco, raccolta di informazioni, valutazione diretta del «comportamento» ambientale della controparte.