Il MiTE e l'economia circolare

Il successo della transizione ecologica dipenderà da una molteplicità di fattori tra cui la sensibilizzazione di cittadini e imprese verso l'economia circolare.

Il MiTE e l'economia circolare

L’economia circolare è una sfida epocale che punta all’eco-progettazione di prodotti durevoli e riparabili per prevenire la produzione di rifiuti e massimizzarne il recupero, il riutilizzo e il riciclo per la creazione di nuove “supply chains”. Il successo della transizione ecologica dipenderà da un lato dalla capacità della pubblica amministrazione, delle imprese e del no-profit di lavorare in sintonia di intenti secondo norme più semplici, spedite ed efficienti, e dall’altro da un generale aumento di consapevolezza e di partecipazione da parte dei cittadini (soprattutto dei più giovani, vero motore del cambiamento) anche attraverso un inedito sforzo di informazione, comunicazione e educazione nazionale verso la realizzazione di un pieno sviluppo sostenibile.

Nel 2017 è stato pubblicato, a seguito di ampia consultazione, il documento “Verso un modello di economia circolare per l’Italia. Documento di inquadramento e di posizionamento strategico” con l’obiettivo di fornire un inquadramento generale dell’economia circolare, nonché́ di definire il posizionamento strategico del nostro paese sul tema, in continuità̀ con gli impegni adottati nell’ambito dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, in sede G7 e nell’Unione Europea.

Dal 2017 il contesto di riferimento è mutato: è ormai evidente l’urgenza di intervenire per ridurre le emissioni e di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici, sono stati definiti, a livello comunitario nuovi piani e programmi per supportare la transizione verso modelli circolari, il rapido sviluppo tecnologico del settore ha consentito di individuare nuovi settori produttivi in grado di generare catene di valore sostitutive di quelle tradizionali, massimizzando il recupero e il riciclo dei rifiuti.

Si rende pertanto necessario aggiornare le linee strategiche individuate nel 2017 per renderle coerenti alle nuove sfide globali.

Con la nuova “Strategia nazionale per l’economia circolare”, incentrata su eco-progettazione ed ecoefficienza, si intende definire i nuovi strumenti amministrativi e fiscali per potenziare il mercato delle materie prime seconde, la responsabilità estesa del produttore e del consumatore, la diffusione di pratiche di condivisione e di “prodotto come servizio”, supportare il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, definire una roadmap di azioni e di target misurabili di qui al 2040.

L’aggiornamento della “Strategia nazionale per l’economia circolare” è stato inserito tra le riforme a supporto degli investimenti della Missione 2, Componente 1 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, dedicata ad “Economia Circolare ed Agricoltura Sostenibile” (https://italiadomani.gov.it/it/home.html).

Nello specifico la nuova strategia interesserà anche le seguenti aree di intervento: eco-progettazione ed innovazione di prodotto, bioeconomia, blue economy, materie prime critiche.

La nuova strategia comprenderà le seguenti misure:

-     un nuovo sistema digitale di tracciabilità dei rifiuti che possa consentire, da un lato, lo sviluppo
      di un mercato delle materie prime seconde, dall’altro il controllo e la prevenzione di fenomeni di
      gestione illecita dei rifiuti;

-      lo sviluppo di sistemi di incentivazione fiscale per supportare l’utilizzo di materiali derivanti
       dalle filiere del riciclo;

-      una revisione del sistema di tassazione per rendere il riciclo più conveniente dello smaltimento in discarica;

-       la promozione del diritto al riuso e alla riparazione;

-       la riforma dei sistemi di EPR (Extended Producer Responsibility) e dei Consorzi per supportare
        il  raggiungimento degli obiettivi comunitari;

-       il rafforzamento degli strumenti normativi esistenti (legislazione End of Waste, Criteri Ambientali Minimi)
        e l’applicazione di detti strumenti a settori strategici: costruzioni, tessile, plastiche, RAEE;

-       il supporto allo sviluppo di progetti di simbiosi industriale, anche attraverso strumenti normativi e finanziari.

 
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