Bankitalia: Pil Italia nel 2024 su dello 0,6%, fermi i tassi
La Banca con questa pubblicazione offre una panoramica a livello globale dell'andamento dell'economia. In Italia nel 2024 si prevede una crescita del Pil pari allo 0,6% e per i due anni a seguire pari all'1,1%.
Dalla sintesi della Pubblicazione emerge che:
L'economia mondiale rallenta
Negli Stati Uniti emergono alcuni segnali di indebolimento dell'attività economica e in Cina la crescita rimane al di sotto dei valori pre-pandemici. Le più recenti stime dell'OCSE prefigurano un rallentamento del PIL globale nell'anno in corso, per effetto delle politiche monetarie restrittive e del peggioramento della fiducia di consumatori e imprese. Restano elevati i rischi al ribasso connessi con le tensioni politiche internazionali, in particolare in Medio Oriente. Le nostre stime prevedono una dinamica modesta degli scambi di merci e servizi nell'anno in corso. I prezzi del greggio e del gas naturale sono rimasti su livelli contenuti nonostante gli attacchi al traffico navale nel Mar Rosso.
La Federal Reserve e la Bank of England hanno lasciato invariati i tassi di riferimento
In autunno l'inflazione di fondo negli Stati Uniti e nel Regno Unito si è ridotta. Sia la Federal Reserve sia la Bank of England hanno mantenuto invariati i tassi di riferimento, comunicando che l'orientamento della politica monetaria rimarrà comunque restrittivo. La revisione al ribasso delle aspettative degli operatori sui tassi ufficiali negli Stati Uniti e in Europa ha indotto un allentamento delle condizioni sui mercati finanziari internazionali.
Nell'area dell'euro l'attività economica resta debole e il processo di disinflazione si consolida
La stagnazione nell'area dell'euro sarebbe proseguita nello scorcio del 2023, riflettendo lo scarso dinamismo della domanda interna ed estera. La persistente debolezza del ciclo manifatturiero e delle costruzioni si è estesa anche ai servizi. L'occupazione, tuttavia, ha continuato a crescere. Negli ultimi mesi l'inflazione è stata inferiore alle attese e la disinflazione si è estesa alle principali componenti del paniere. Nelle proiezioni degli esperti dell'Eurosistema elaborate in dicembre, l'inflazione raggiungerebbe il 2 per cento nel 2025.
La BCE ha mantenuto invariati i tassi ufficiali
Nelle riunioni di ottobre e dicembre il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi di interesse di riferimento. Ha, inoltre, deciso di ridurre gradualmente nella seconda metà del 2024, fino ad azzerarli, i reinvestimenti dei titoli in scadenza acquistati nell'ambito del programma di acquisto di titoli per l'emergenza pandemica. I passati rialzi dei tassi ufficiali continuano a trasmettersi al costo dei finanziamenti a famiglie e imprese. La restrizione monetaria ha contribuito a determinare un forte rallentamento degli aggregati monetari. I rendimenti sui titoli pubblici decennali sono diminuiti e sono scesi i differenziali di quelli italiani con i corrispondenti titoli tedeschi.
In Italia il prodotto è rimasto stazionario nel quarto trimestre del 2023
Secondo le nostre stime, la crescita in Italia è stata pressoché nulla alla fine del 2023, frenata dall'inasprimento delle condizioni creditizie, nonché dai prezzi dell'energia ancora elevati. L'attività è tornata a scendere nella manifattura, mentre si è stabilizzata nei servizi; è aumentata nelle costruzioni, che hanno continuato a beneficiare degli incentivi fiscali. Le nostre proiezioni elaborate nell'ambito dell'esercizio coordinato dell'Eurosistema prefigurano un aumento del PIL dello 0,6 per cento nel 2024 e dell'1,1 per cento in ciascuno dei due anni successivi.
Si consolida il surplus di conto corrente
Nel terzo trimestre il saldo di conto corrente è risultato positivo. Gli investitori non residenti hanno effettuato acquisti netti di titoli italiani. La posizione creditoria netta sull'estero si è ancora rafforzata.
L'occupazione continua a crescere e la dinamica salariale rimane robusta
In autunno il mercato del lavoro ha mostrato segnali di tenuta: l'occupazione ha continuato a crescere, anche se a ritmi inferiori rispetto alla prima parte dell'anno. Il tasso di partecipazione ha raggiunto un nuovo massimo da quando viene misurata, mentre quello di disoccupazione è rimasto stabile. Nel terzo trimestre si è ulteriormente rafforzata la dinamica delle retribuzioni nel settore privato non agricolo.
Si intensifica il calo dell'inflazione
La discesa dell'inflazione si è accentuata e si è estesa ai beni industriali non energetici e ai servizi. In dicembre la crescita dei prezzi al consumo si è collocata allo 0,5 per cento (al 3,0 al netto delle componenti più volatili). Secondo le nostre previsioni elaborate lo scorso dicembre, l'inflazione scenderà gradualmente dall'1,9 per cento nel 2024 fino all'1,7 nel 2026; l'inflazione di fondo raggiungerà il 2,2 per cento nell'anno in corso per portarsi al di sotto del 2 per cento nel biennio successivo.
La restrizione monetaria seguita a trasmettersi al mercato del credito
La dinamica dei prestiti rispecchia ancora la marcata debolezza della domanda di finanziamenti e la rigidità dei criteri di offerta, coerentemente con l'orientamento restrittivo della politica monetaria. I rialzi dei tassi ufficiali continuano a incidere sul costo del credito alle imprese in maniera più intensa che in passato. La restrizione monetaria sta determinando anche una flessione della raccolta bancaria. Migliora la redditività, resta contenuto il tasso di deterioramento dei prestiti e aumenta il livello di patrimonializzazione delle banche.
Nel 2023 sarebbe proseguito il miglioramento dei conti pubblici
Secondo le informazioni preliminari disponibili, nel 2023 si sarebbero ridotti il disavanzo e l'incidenza del debito sul prodotto. La manovra di bilancio per il triennio 2024-26 è stata approvata a dicembre; nelle valutazioni ufficiali, essa accresce l'indebitamento netto nel 2024 di 0,7 punti percentuali del PIL rispetto al quadro a legislazione vigente ed è coerente con una diminuzione solo marginale del rapporto tra il debito e il prodotto nell'arco del triennio. A dicembre l'Unione europea ha approvato la revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e ha erogato la quarta rata di pagamento.
È stato raggiunto l'accordo sulla riforma delle regole di bilancio europee
Nella seconda metà di dicembre il Consiglio della UE ha raggiunto un'intesa sulla riforma del Patto di stabilità e crescita. L'accordo incorpora le principali novità della proposta legislativa avanzata nella scorsa primavera dalla Commissione europea, ossia la centralità dell'analisi di sostenibilità del debito nel medio periodo e il ruolo delle negoziazioni con ciascuno Stato membro per definire il processo di consolidamento del bilancio. Tuttavia sono stati aggiunti ulteriori criteri numerici, uguali per tutti i paesi, che vincolano la dinamica del debito e il disavanzo strutturale.