DEF 2023: audita Banca d'Italia

La Banca è stata audita sul Documento di economia e finanza 2023. Evidenziato, in particolare, il quadro macroeconomico attuale, il quadro del DEF e la crescita nel panorama attuale italiano, regionale e globale.

DEF 2023: audita Banca d'Italia

Di seguito, un recap dei temi trattati durante l’audizione.

Dott. Sergio Nicoletti Altimari, Capo dipartimento Economia e Statistica – Banca d’Italia

  • Quadro macroeconomico – Permangano forti incertezze nel quadro globale, tra cui, in primo luogo, la guerra in Ucraina, l’inflazione e l’irrigidimento delle principali forme di finanziamento nei Paesi sviluppati. Infine, vi sono da aggiungere gli ultimi episodi di dissesto bancario sia negli Stati Uniti che in Svizzera che, benché affrontati efficientemente dalle autorità competenti, hanno ulteriormente alimentato la volatilità nei mercati finanziari. I principali organismi internazionali continuano poi a figurare un rallentamento dell’attività economica mondiale per questo anno che, sebbene meno pronunciato a fine 2022, sarebbe di entità significativa.
    • Andamento PIL – Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, la crescita del PIL mondiale scenderà al 2,8% nel 2023. Nell’area dell’euro, le tensioni legate alla guerra in Ucraina e i rincari energetici hanno poi pesato in maniera più intensa sulla crescita economica nel corso dell’anno passato fino ad arrestarla nel quarto trimestre. Le informazioni resesi disponibili negli ultimi mesi suggeriscono, tuttavia, un lieve miglioramento della produttività. La produzione industriale è sospinta principalmente da parte della produzione di beni di investimento e consumo non durevole. In marzo, inoltre, il prezzo del gas è sceso in maniera significativa, seppur rimanendo ancora ben al di sopra del livello pre-Covid. Il calo del prezzo dell’energia ha quindi condotto ad una riduzione dell’inflazione, scesa a marzo al di sotto del 7%. Nelle valutazioni della BCE, il PIL dell’area aumenterebbe dell’1% nel 2023 e dell’1,6% nel 2024 e 2025. A fronte di questi sviluppi, a marzo, il Consiglio Direttivo della BCE ha ulteriormente aumentato i tassi di interesse ufficiali, portandoli al 3%. Inoltre, l’elevato livello di incertezza, accresce l’importanza di adottare le future decisioni.
    • PIL Italia – Nel nostro Paese, la crescita, che fino alla scorsa estate era stata significativa, nonostante il rincaro dell’energia e l’incertezza associata alla guerra, ha subito una battuta d’arresto nel quarto semestre del 2022. Hanno inciso, soprattutto, le conseguenze dell’elevata inflazione sui redditi reali e le spese delle famiglie, che hanno subito una forte contrazione nonostante gli aiuti governativi. Tuttavia, secondo le informazioni recenti, l’indebolimento dell’attività economica potrebbe essere meno pronunciato e di una minor durata rispetto a quanto previsto qualche mese fa. Infatti, le aspettative di famiglie e imprese stanno migliorando. Questi andamenti economici positivi di famiglie ed imprese, con alte aspettative e una disoccupazione che si riduce sempre più, potrebbe essere già tradotta in realtà ad inizio anno.
    • Inflazione – L’inflazione ha continuato a ridursi dal picco dello scorso anno del 12% e l’inflazione di fondo, seppur diminuita, rimane al 5% sospinta dai prezzi finali e dall’aumento dei costi di produzione derivante dai passati rincari dell’energia. Nel complesso, il quadro di breve termine appare lievemente più favorevole rispetto alle ultime proiezioni pubblicate a gennaio che indicavano un aumento del PIL del 0,6% nell’anno in corso e una sua accelerazione all’1,2% nei due anni successivi. Le previsioni presentate dal DEF prefigurano, con poche differenze tra quadro tendenziale e programmatico, una crescita del PIL pari all’1% questo anno e 1,5% nel prossimo. Queste prospettive sono quindi coerenti con gli elementi di Banca d’Italia. Come sottolineato, inoltre, nelle fasi di grande incertezza, le previsioni puntuali hanno natura largamente indicativa e possono essere smentite repentinamente.
  • Quadro DEF – Il quadro del DEF presuppone il graduale dissiparsi delle tensioni associate alla guerra ed esclude sviluppi più avversi. Il bilancio dei rischi dalla crescita è infatti ancora orientato al ribasso. Oltre che dagli effetti negativi legati all’evoluzione del conflitto in Ucraina, le prospettive potrebbero risentire del deterioramento delle condizioni creditizie per l’accresciuta propensione al rischio connessa con i dissesti bancari internazionali. Il permanere dell’inflazione a livello elevato porta poi con sé preoccupazione.
  • Riduzione credito imprese – La forte riduzione del credito alle imprese è un altro elemento da monitorare. Essa riflette in larga misura i rimborsi che le imprese hanno effettuato attingendo alle ampie disponibilità liquide presso le banche, ma anche condizioni di offerta più stringenti. Da ultimo, va ricordata la congiuntura economica colpita negli ultimi anni da perturbazioni di carattere eccezionale per natura ed entità, che è stata sostenuta grazie all’intervento delle politiche economiche. Una tempestiva ed efficace attuazione delle riforme degli investimenti previsti dal PNRR costituisce un elemento chiave affinché le prospettive di sviluppo dell’economia italiana si sviluppino come delineato dal DEF.
  • Conti pubblici – Nel 2022, il disavanzo primario, sebbene accresciuto dagli interventi per attenuare gli effetti del rialzo del prezzo dell’energia, valutati a circa 2,8 punti del PIL, è sceso dal 5,5% al 3,6% del PIL. La forte crescita delle entrate ha più che compensato quella delle spese primarie. Inoltre, la spesa per interessi, sospinta soprattutto dalla rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione, è salita di quasi un terzo, al 4,4% del PIL. Nel complesso, l’indebitamento netto, si è ridotto di un punto percentuale, all’8% del PIL. Come noto, inoltre, i valori del 2022 e del precedente biennio, risentono del nuovo trattamento statistico dei crediti di imposta per il bonus facciate ed il bonus 110%. Questi ultimi sono infatti classificati come crediti rimborsabili e quindi contabilizzati per l’intero ammontare maturato nell’anno di formazione e non negli anni di effettivo utilizzo. Sulla base delle informazioni ISTAT si può valutare che tali crediti abbiano cresciuto il disavanzo complessivo del triennio per circa 90 miliardi. Il rapporto tra debito a prodotto è quindi sceso a circa 5 punti percentuali per il secondo anno complessivo, l’effetto del disavanzo primario è stato poi più che compensato. Anche la componente stock-flussi è stata particolarmente favorevole, risentendo della già citata registrazione per competenza per i crediti di imposta maturati e non ancora utilizzati.
  • Quadro 2023-2026 – Il documento aggiorna le stime a legislazione vigente per il triennio 2023-25 ed estende l’orizzonte di previsione al 2026, conferma gli obiettivi per l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche fissati con la NADEF a novembre e indica un disavanzo al 2,5% per il 2026.
    • Andamenti tendenziali – Il DEF prevede un progressivo miglioramento dei saldi a legislazione vigente lungo tutto l’orizzonte previsivo. L’indebitamento netto si collocherebbe, quest’anno, al 4,4% del PIL e continuerebbe a diminuire negli anni successivi scendendo al 3% nel 2025 e al 2,5% nel 2026. Tali andamenti riflettono il graduale esaurimento degli effetti delle misure post Covid 19 ed energetica. Le nuove previsioni dei saldi di finanza pubblica, tuttavia, sono solo lievemente più favorevoli rispetto ai programmi dello scorso autunno. Va sottolineato come il confronto fra i due scenari risulta al momento complesso a causa, sia della modifica dei criteri di contabilizzazione del bonus edilizi, sia dalla variazione al profilo degli interventi da realizzati nell’ambito del programma NGUE.
    • Superbonus – A differenza della NADEF, il nuovo quadro dei conti, incorpora per competenza gli oneri connessi con il superbonus. Tale trattamento sembra sia stato applicato sia ai crediti prima del DL n.11 del 2023, sia a quelli maturati successivamente nonostante il decreto abbia significativamente limitato la cedibilità di questi ultimi rendendo plausibile che le autorità statistiche decidano di registrare per cassa i crediti maturati a partire dalla data di entrata in vigore del decreto. Come noto, il cambiamento del criterio contabile per i vecchi crediti, determina, dal 2023 in poi, un miglioramento meccanico dei saldi tendenziali che precedentemente incorporavano le minori entrate connesse con l’effettivo godimento da parte dei contribuenti dei bonus maturati negli anni scorsi. Nelle indicazioni del DEF, tale effetto è in parte controbilanciato dall’impatto per competenza dei nuovi crediti concessi nel 2023 e negli anni successivi. Nel DEF manca, infatti, una quantificazione di questi fattori.
    • PNRR – Il DEF incorpora anche un aggiornamento del profilo temporale di attuazione del PNRR. Al momento, rispetto a quanto avvenuto nei precedenti documenti di programmazione, non vengono fornite indicazione relativamente agli interventi da realizzarsi nell’ambito del dispositivo per la ripresa e la resilienza in ciascun anno. In rapporto al prodotto, la spesa primaria corrente continuerebbe a ridursi fino a collocarsi ad un livello inferiore rispetto a quello pre-pandemico e crescerebbe, in media, di circa l’1,7% all’anno. In termini reali, utilizzando il deflatore del PIL, tuttavia, la dinamica sarebbe negativa per un punto percentuale. La spesa sanitaria passerebbe dal 6,9% del 2022, al 6,2% nel 2026. Tra il 2023 ed il 2026 gli investimenti pubblici si collocherebbero in media intorno al 3,5% del PIL e superando quindi i livelli osservati prima del 2008 e crescerebbero quindi del 30% quest’anno. Questi andamenti sembrerebbero presuppore una rapida attuazione del PNRR ma, come già sottolineato, nel DEF non viene riportato il profilo temporale atteso degli interventi inclusi nel piano.
  • Quadro programmatico – Gli obiettivi di disavanzo di Governo coincidono con i saldi del quadro tendenziale se si escludono gli effetti dei due interventi espansivi, di entità limitata, e con natura una tantum, programmati nell’anno in corso per 0,15 punti percentuali e 0,2 punti nel prossimo anno. Nel piano di Governo, l’indebitamento netto sarebbe allora pari al 4,5% del PIL nel 2023 e al 3,7% nel 2024. Il saldo primario passerebbe da un disavanzo dello 0,8 nel 2023, ad un avanzo dello 0,3 l’anno successivo. Per il 2023 il Governo era inoltre orientato a non sfruttare i positivi effetti sui conti di una crescita superiore a quella programmata nel documento programmatico di bilancio per conseguire un ulteriore riduzione dell’indebitamento netto e, dunque, utilizzarli per misure espansive. Il maggior deficit verrebbe quindi utilizzato per rafforzare nei mesi che restano nell’anno in corso, la riduzione temporanea dei contributi sociali a carico dei lavoratori con redditi medio-bassi introdotti dall’ultima legge di bilancio. Sotto le ipotesi di invarianza delle regole di applicazione già in vigore, e di avvio di nuovi sgravi dal prossimo maggio, gli oltre tre miliardi destinati al rafforzamento di questa misura dovrebbero consentire il raddoppio dell’importo mensile dell’esonero.
    • Simulazioni previsioni – Secondo il modello di simulazione della Banca d’Italia, gli individui interessati, godrebbero di un aumento del reddito disponibile poco inferiore ai 200 euro all’anno in media. L’elevata pressione fiscale è un problema strutturale, ridurla per le fasce meno abbienti è un obiettivo molto importante che dovrebbe risultare nel disegno di un intervento permanente e sostenibile per le finanze pubbliche. Il documento stima, inoltre, che gli oneri connessi con le c.d. “politiche invariate” ammontino a circa 0,3% del PiL nel prossimo biennio e allo 0,4 nel 2026. Nel più lungo termine, le finanze pubbliche, dovranno poi affrontare le sfide derivanti dall’andamento del costo medio di finanziamento del debito e dall’invecchiamento della popolazione – che tenderà a deprimere la crescita potenziale –. Secondo le simulazioni presentate dal DEF, anche se gli obiettivi fissati dal Governo nel 2026 venissero pienamente raggiunti, il rapporto tra il debito ed il PIL continuerebbe ad aumentare negli anni immediatamente successivi. Queste analisi mostrano quindi chiaramente la sfida delle finanze pubbliche italiane; spostare l’avvio dell’inevitabile aggiustamento sui conti significa spostare il peso sui giovani. Un’azione efficace e tempestiva sui conti pubblici contribuirebbe quindi a ricadute positive per quanto riguarda le spese per interessi nonché a comprimere il premio per il rischio dei nostri debiti pubblici.
  • Quadro di crescita – Il quadro di crescita del DEF è nel complesso condivisibile. La crescita dovrebbe rinvigorirsi nel prossimo anno, si tratta di prospettive tuttavia circondate da incertezze straordinarie. In un simile contesto, il ruolo di stabilizzazione delle politiche continua ad essere rilevante. Il Governo, ha concluso, prosegue con una politica di bilancio nel complesso prudente. L’approccio ha già dato vari frutti, sia a livello di spread con i titoli tedeschi. Questo è poi indispensabile per rimettere in ordine il rapporto debito/PIL. Serviranno poi significativi recuperi di efficienza ed efficacia per garantire che l’erogazione dei servizi pubblici non soffra l’aumento di costi e prezzi. Il contrasto all’evasione fiscale, volto ad accelerarne la riduzione registratasi negli ultimi anni, consentirebbe di reperire le risorse utili per alleggerire il carico fiscale dei contribuenti.

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