Giorgetti in audizione sul PSB: nuove tasse no, tagli si

Il Ministro del MEF audito il ieri da Camera e Senato sul PSB ha evidenziato che dopo la revisione dell'Istat, difficile che il Pil quest'anno chiuda a +1%. Rendite catastali più alte per chi ha usato i bonus edilizi.

Giorgetti in audizione sul PSB: nuove tasse no, tagli si

Riportiamo, di seguito, una sintesi di quanto emerso in Audizione 

Il Ministro, nella sua introduzione, evidenzia che il Piano è un documento ambizioso, ma realistico, che nel rispondere ai complessi vincoli introdotti affronta i principali problemi del Paese e delinea un percorso di rientro dei deficit accumulati negli anni recenti. La presentazione di questo nuovo documento avviene in un momento di tendenze contrastanti. Se da un lato l’andamento delle variabili macroeconomiche appare in linea con le attese, con il mercato del lavoro e i saldi di finanza pubblica che risultano più favorevoli rispetto agli scorsi mesi, l’allargamento dei conflitti in atto sta alimentando l’incertezza che caratterizza lo scenario economico globale, incidendo non solo sugli investimenti delle imprese, ma anche sulla spesa dei consumatori, con la risalita del tasso di risparmio delle famiglie negli ultimi trimestri. Il Governo ha la responsabilità di definire interventi che, compatibilmente con gli spazi disponibili, riescano a coinvolgere le energie imprenditoriali e gli altri attori di mercato per migliorare la competitività.

Quadro generale

La stabilità delle finanze pubbliche è di grande rilevanza. Nel medio periodo il Piano delinea un quadro che porta a una stabile riduzione delle stock del debito pubblico e dei relativi oneri, necessità ineludibile come definita anche dal Presidente Mattarella anche in vista degli investimenti per la doppia transizione digitale e ambientale che stiamo affrontando. Un ulteriore strumento per migliorare le prospettive di crescita del Paese è costituito dall’insieme di risorse e investimenti pubblici individuati nel Piano per superare alcune delle criticità strutturali dell’economia italiana. Pur in questo quadro, il Piano non lascia indietro nessuno. Gli investimenti, selettivi e prudenti, considereranno il rafforzamento delle politiche della famiglia promuovendo la natalità e la genitorialità, la sostenibilità delle spese per le prestazioni sociali e la qualità delle prestazioni offerte dal Servizio Sanitario Nazionale.

Quadro macroeconomico

Un’altra caratteristica del PSB è la prudenza con cui sono state formulate le previsioni relative alla crescita. Il quadro macroeconomico nel medio periodo è estremamente conservativo, anche al fine di rispettare il vincolo di non doversi discostare significativamente dalle proiezioni di crescita potenziali effettuate, che producono un profilo declinante della crescita che sembra non tener conto degli interventi strutturali del PNRR e delle riforme previste ai fini dell’estensione a 7 anni del periodo di aggiustamento.  Gli interventi e le riforme sono finalizzati a migliorare le prospettive di crescita del Paese. La metodologia non contempla alcun impatto delle riforme sulla produttività e assume tassi di partecipazione della forza di lavoro che tendono a stabilizzarsi, con un tasso di disoccupazione attorno al 10%. Una lettura più attenta degli andamenti dell’economia non può non osservare che negli ultimi anni si sia osservata una crescita del PIL pro capite maggiore delle variazioni del Pil in termini assoluti, una tendenza destinata ad accentuarsi nel corso dei prossimi anni.

Il Piano

La stesura del Piano è il risultato di un processo articolato avviato con uno scambio tecnico con la Commissione europea iniziato prima dell’invio della traiettoria di riferimento, che ha tenuto conto delle ultime statistiche e proiezioni disponibili. Il dialogo si è concentrato sulla volontà del Governo di programmare un aggiustamento settennale del saldo primario strutturale, coerente in media annua con quello individuato con l’aggiornamento delle analisi di sostenibilità del debito sottostanti la traiettoria di riferimento della Commissione. Il Governo ritiene di poter conseguire una riduzione del rapporto tra indebitamento netto e PIL più rapida e tale da portare l’Italia fuori dalla procedura di infrazione a partire dal 2027.

Previsioni macroeconomiche

Al percorso di correzione individuato corrisponde un tasso di crescita medio annuo della spesa netta pari all’1,5%, che è in linea con quello della Commissione. Gli obiettivi di crescita annuali della spesa netta che il Governo si impegna a non superare nei prossimi anni sono pari all’1,3% nel 2025, 1,6% nel 2026, 1,9% nel 2027, 1,7% nel 2028 e 1,5% nel 2029. Negli ultimi due anni di aggiustamento, 2030 e 2031, esterni all’orizzonte di previsione, i tassi di crescita sono pari all’1,1 e all’1,2%. Partendo dal livello di indebitamento netto previsto per l’anno in corso, aggiornato al 3,8%, i livelli di obiettivo di crescita consentiranno una correzione annua del saldo primario strutturale pari a 0,55 punti percentuali nel 2025 e nel 2026 coerentemente con il requisito della procedura di deficit eccessivi. Successivamente all’uscita da tale procedura, il rispetto dell’obiettivo della spesa netta garantisce una correzione annua del saldo primario strutturale pari a 0,52 punti percentuali conforme alla normativa comunitaria. Il profilo di crescita implica che la crescita cumulata della spesa netta si mantenga ben al di sotto di quella del prodotto potenziale nominale.

Percorso di aggiustamento di Bilancio

Il percorso di aggiustamento di bilancio è pienamente conforma alle regole del nuovo Piano di stabilità e crescita. Tale percorso mostra che il profilo di correzione soddisfa sia la clausola di no back-loading, anticipando parte della correzione richiesta nei primi anni del percorso di aggiustamento, sia la salvaguardia relativa alla sostenibilità del debito, mostrando ex ante una correzione media del rapporto debito/PIL pari a 1,1 punti percentuali nel periodo 2027-2031. La clausola del debito entrerà in vigore al termine della procedura di deficit eccessivo. Al termine del periodo di aggiustamento settennale si prevede di raggiungere un avanzo primario strutturale pari al 3,2% del PIL, livello molto vicino alla previsione della Commissione del 3,3%. Il mantenimento di tale livello consentirebbe, considerando la variazione delle spese connesse all’invecchiamento della popolazione di porre il rapporto debito/PIL su una traiettoria decrescente nei dieci anni successivi e al contempo di mantenere l’indebitamento netto al di sotto del 3% del PIL.

Piano: riforme e investimenti

Il Piano traccia un programma di investimenti e riforme positivi sul potenziale di crescita, sulla resilienza economica e sulla sostenibilità delle finanze pubbliche. L’impegno nell’adozione di riforme in tali ambiti consentirà di estendere a sette anni il periodo di aggiustamento del piano, la cui trattativa è tuttavia ancora in corso. In continuità con il PNRR, il Programma delle riforme è incentrato su cinque aree principali:

    • Giustizia – In questo ambito si è inteso consolidare le iniziative avviate dal PNRR in relazione all’attuazione della riforma del procedimento fallimentare e dell’incremento dell’efficienza dei processi civili. Si mira a garantire una ulteriore riduzione delle tempistiche dei processi fallimentari civili, confermando la tendenza positiva avviata con il PNRR attraverso azioni di efficientamento dei processi, la valorizzazione del capitale umano e la digitalizzazione.
    • Tassazione – Sono previste azioni tese a rendere il sistema tributario più efficiente, più favorevole alla crescita e alle esigenze dei contribuenti, riducendo l’impatto dell’evasione ed elusione fiscale. In particolare, si contemplano misure volte a promuovere l’adempimento fiscale a costo ridotto tramite attività di prevenzione e controllo, nonché azioni tese a incrementare l’interoperabilità delle banche dati per ridurre l’evasione derivante da omessa dichiarazione. È inoltre prevista la riduzione dei tempi di rimborso dell’IVA, nonché azioni per rendere il sistema fiscale più efficiente, tra cui il riordino delle detrazioni fiscali, la strutturalità della riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, l’aggiornamento degli archivi catastali – comprese le proprietà ad oggi non censite e l’aggiornamento dei valori catastali per gli immobili che hanno subito un miglioramento strutturale attraverso l’utilizzo, in tutto o in parte, di fondi pubblici.
    • Ambiente imprenditoriale – Vi sono quindi riforme volte al miglioramento dell’ambiente imprenditoriale al fine di creare un ecosistema atto a favorire l’attività imprenditoriale, la crescita aziendale e l’incremento delle prospettive di investimento e innovazione. Il piano prevede un aumento della spesa pubblica rispetto al PIL per ricerca e sviluppo, la semplificazione degli incentivi per le imprese e la tutela e la promozione della concorrenzialità del mercato attraverso interventi normativi periodici. In tale ambito sarà fondamentale l’adozione della Legge quadro per le PMI che introdurrò misure che possano facilitare la crescita dimensionale, l’aggregazione, il passaggio generazionale manageriale e l’orientamento verso l’investimento e l’innovazione.
    • Capitale umano PA – Sono previsti interventi finalizzati ad allineare ulteriormente i percorsi di carriera e la retribuzione con le procedure di valutazione del merito, nonché ad aumentare la mobilità a livello verticale e orizzontale anche tra amministrazioni. In quest’area sono stati inseriti inoltre obiettivi finalizzati a garantire alle famiglie una maggiore accessibilità ai servizi e di cura per la prima infanzia.
    • Finanza pubblica – L’ultima area è attinente all’efficientamento della gestione e del monitoraggio della finanza pubblica, attraverso un miglioramento della capacità di previsione e programmazione della spesa e dell’utilizzo di strumenti efficaci per monitoraggio, controllo e valutazione ex post.

Per ciascuna di queste misure sono stati individuati obiettivi realizzabili con scadenze e indicatori specifici per monitorare la sua attuazione nel corso dei prossimi anni.

Ulteriori interventi: gli interventi in queste aree prioritarie non esauriscono lo slancio riformatore del governo nei prossimi anni. Il pacchetto complessivo include anche riforme e investimenti che pur non presenti nel quadro appena esposto saranno realizzati con la stessa ambizione al fine di rafforzare il tessuto economico e sociale del Paese in linea con le priorità politiche del Governo. Il Piano pone attenzione alla famiglia, con l’impegno a sostenere la genitorialità assicurando maggiori servizi per la prima infanzia a costo ridotto e tutelando il potere di acquisto dei familiari con prole a carico. Con riferimento alle imprese, il Piano prevede misure finalizzate a migliorare le condizioni di impiego del lavoro e del capitale umano nel processo produttivo, anche attraverso misure che permettano di delineare il sistema di istruzione e formazione tecnica in maniera tale da assicurare le competenze richieste nel presente e nei prossimi anni. Il Piano menziona riforme e strumenti importanti con riferimento allo sviluppo del mercato dei capitali, al sostegno degli investimenti digitali e verdi e all’internazionalizzazione, che saranno fondamentali per permettere alle imprese di conseguire una maggiore vocazione all’investimento e capacità di visione.

Mercato dei capitali: l’obiettivo delle riforme individuate in materia di mercato dei capitali è quello di creare un ecosistema che favorisca lo sviluppo del mercato e consenta di canalizzare il risparmio per alimentare la crescita del Paese. Mercati competitivi nazionali ed europei sono imprescindibili per poter finanziare e gestire i cambiamenti strutturali e funzionali a buon esito della doppia transizione, digitale e ambientale. Nel corso del 2025 si concluderà il tavolo di riforma della cosiddetta delega del TUF, che ha come obiettivo la semplificazione delle regole per l’accesso al mercato dei capitali soprattutto per le PMI, in continuità con il lavoro avviato con il libro verde del MEF e la Legge Capitali. La stessa delega conterrà al suo interno misure per rendere il sistema di vigilanza ed enforcement più efficiente ed efficace, anche attraverso un sistema sanzionatorio che consenta di tenere in equilibrio il rispetto delle regole e la flessibilità necessaria a liberare energie e investimenti.

Revisione dati ISTAT: nel primo semestre dell’anno, la dinamica del PIL reale è stata pressoché conforme alle previsioni sottostanti il DEF dello scorso aprile. A fronte di consumi stazionari la crescita del primo trimestre è stata guidata dalla domanda estera, mentre nel secondo trimestre da scorte e maggiori consumi. Come noto le recenti revisioni delle stime da parte dell’ISTAT, pur elevando di molto i livelli del PIL, hanno comportato una correzione meccanica del tasso di crescita acquisita per il 2024 sui dati trimestrali che rende più complicato il conseguimento di una variazione annuale del PIL reale dell’1% per l’anno in corso. I nuovi dati non suscitano preoccupazioni per gli anni seguenti. In particolare, sono oggetto di revisione gli ultimi due trimestri dello scorso anno e tale correzione ha ridotto l’effetto di trascinamento statistico del 2023 sul 2024. Le variazioni dei primi due trimestri dell’anno corrente risultano pressoché immutate, mentre anche l’effetto sul 2025 è praticamente nullo. È da ritenersi probabile una successiva revisione al rialzo dei predetti dati anche alla luce del buon andamento dell’occupazione che potrebbe indicare un andamento economico migliore rispetto alle aspettative. La revisione non ha invece riguardato la dinamica del PIL nominale, variabile più rilevante per la finanza pubblica. Le stime del deficit per il 2024 sono principalmente legate ai dati di monitoraggio e non alle stime di crescita del PIL. Tali dati hanno portato a una rilevante revisione verso il basso delle stime del deficit, che non sono intaccate dalla revisione. È opinabile che una tale revisione cambi in maniera significativa le prospettive della finanza pubblica.

Andamento settoriale:l’esame degli indicatori più recenti mostra una sostanziale tenuta dell’economia, al rallentamento nell’espansione del settore dei servizi si contrappone la graduale stabilizzazione della manifattura, con una minore flessione della fiducia delle imprese. Quanto al settore dei servizi, gli indice dei responsabili degli acquisti del comparto ha fornito segnali postivi, mantenendosi al di sopra della soglia di espansione. Nonostante la normalizzazione delle agevolazioni fiscali per gli edifici residenziali, la produzione del settore delle costruzioni, anche per effetto delle numerose opere pubbliche in corso di realizzazione, non ha subito un brusco rallentamento e le prospettive per l’export risultano favorevoli.

Previsioni di crescita: lo scenario di previsione considerato nel Piano, afferente al periodo 2025-2029 è più esteso rispetto al DEF. Nell’ambito di un approccio prudenziale, l’integrazione dei dati più recenti fornisce una previsione a legislazione vigente che vede l’attività economica espandersi dello 0,9% nel 202, dell’1,1% nel 2026, dello 0,7% nel 2027, dello 0,8% nel 2028 e dello 0,7% nel 2029. Rispetto alle stime del DEF, tale profilo è inferiore di 0,3% nel 2025 e di 0,2% nel 2027. Le prospettive per il 2025 mostrano un’economia lievemente meno dinamica per via di un rallentamento nella crescita degli investimenti. L’espansione del PIL sarà guidata da un’espansione dei consumi delle famiglie. Nel quadriennio 2026-2029 gli investimenti forniranno un impulso alla crescita e, a eccezione del 2027, continueranno a crescere a un ritmo superiore a quello del PIL, anche sull’onda della spinta finale dei progetti PNRR, inclusi gli incentivi legati al pacchetto Transizione 5.0.

Mercato del lavoro: il mercato del lavoro sarà caratterizzato da un aumento crescente degli occupati per raggiungere un livello di 24,9 milioni del 2029 e un tasso di disoccupazione in calo fino al 6,4% atteso nel 2028 e 2029. Si profila inoltre un aumento della produttività, con un incremento significativo nel 2026.

Contabilità pubblica: quanto ai dati di contabilità nazionale dell’ISTAT, hanno misurato una riduzione del rapporto tra indebitamento netto e PIL nel 2023 al 7,2%, mentre per l’anno in corso il deficit è previsto al 3,8% del PIL in ribasso rispetto alle stime del DEF. Tale miglioramento è riconducibile a un profilo delle entrate fiscali migliore delle attese, con un gettito delle imposte dirette superiore del 3,6%, nonché alla riduzione più marcata delle spese. Il saldo primario risulterebbe già in surplus, dello 0,1%, nel 2024. Il fabbisogno di cassa del settore statale mostra un andamento migliore delle attese, con un 1,45% in meno rispetto alla previsione di aprile. Per effetto di tali andamenti e del rialzo del PIL nominale per l’anno in corso, che incorpora anche la revisione degli anni precedenti, il rapporto debito/PIL per l’anno in corso è pari al 135,8% ben al di sotto della previsione del 137,8% del DEF.

Prospettive: l’evoluzione più favorevole attesa per le entrate rispetto alle spese, individua un miglioramento dell’indebitamento netto nel periodo 2025-2027 rispetto al DEF, con il processo di riduzione che continuerebbe nel biennio finale del Piano. Al consolidamento del Deficit concorrerà il consolidamento del saldo primario, il cui andamento sconta la riduzione della spesa per i contributi agli investimenti. La dinamica degli investimenti pubblici è in linea con l’andamento degli ultimi anni pur con un calo atteso nel biennio 2026-2027 per il venir meno delle spese legate al PNRR. Queste tendenze confermano il miglioramento dell’efficienza della qualità della spesa coerentemente alla nuova governance europea. In tale scenario il tasso di crescita della spesa netta presenta un profilo inferiore rispetto quello dalla traiettoria di riferimento.

Manovra di bilancio: la prossima manovra di bilancio si baserà sia sugli spazi di bilancio disponibili sia sull’individuazione di adeguate coperture. In primis, la manovra fornirà risorse necessarie per confermare gli interventi prioritari, tra cui le misure necessarie a rendere strutturare il taglio del cuneo fiscale e l’accorpamento delle aliquote IRPEF su tre scaglioni, nonché interventi per la natalità e le famiglie. La manovra stanzierà risorse per il rinnovo dei contratti pubblici nel periodo 2025-2026, sulla scia di quanto fatto nella scorsa legge di bilancio. La spesa sanitaria crescerà a un tasso superiore a quello fissato. Le risorse disponibili serviranno per avviare il programma di riforme delineato nel Piano. Gli investimenti saranno necessari per mantenere il livello di investimenti pubblici finanziati con risorse nazionali a un livello pari a quello degli ultimi anni, rispettando i criteri di governance.

Effetti economici: gli interventi che il Governo intende adottare con la manovra di bilancio mostreranno gli effetti sulla crescita nel 2025, quando il tasso di crescita del PIL reale è atteso all’1,2%, maggiore di 0,3 punti percentuali rispetto allo scenario tendenziale. Le misure della prossima manovra forniranno un impulso ai consumi e quindi indirettamente sugli investimenti delle imprese. Gli effetti positivi si protrarranno nel 2026, compensando l’impatto del contenimento della spesa pubblica. Il tasso di crescita previsto nel 2026 resta confermato all’1,1%. Quanto al 2027 gli effetti degli interventi prescritti e i maggiori investimenti pubblici determineranno una crescita dello 0,8%. Nell’ultimo biennio di previsione, a fronte di una sostanziale invarianza della crescita nel 2028, le stime programmatiche mostrano un rallentamento nel 2029 riconducibile a un mutamento della politica di bilancio. Gli effetti della manovra stimati con il modello econometrico del Dipartimento del Tesoro mostrerebbero un sentiero di crescita più dinamico di quanto prospettato. Il quadro macroeconomico del Piano recepisce infatti solo una parte degli effetti espansivi stimati dal modello. Anche le previsioni dello scenario programmatico sono state improntate ai principi di tutela e prudenza per evitare scostamenti eccessivi rispetto alle previsioni di consenso. Tenuto conto di tali aspetti il profilo di crescita del PIL nel Piano appare tuttavia più realistico rispetto all’analisi di sostenibilità della Commissione, che produce stima di crescita molto basse e un lento miglioramento dell’indebitamento netto rispetto al PIL.

Il Ministro ha concluso la sua Audizione citando l'economista Keynes: Consideriamo naturali, permanenti, sicuri, alcuni dei più singolari e temporanei dei nostri vantaggi recenti, e ci regoliamo nei nostri piani di conseguenza”.

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