Italia, Bankitalia: le sfide economiche nel panorama europeo

Il Governatore Ignazio Visco interviene su "Le sfide dell'economia italiana nell'attuale contesto europeo" al Phygital Meeting organizzato dall'Ambrosetti Club.

Italia, Bankitalia: le sfide economiche nel panorama europeo

Le ripercussioni dell’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia continuano a gravare sull’economia globale, che da alcune settimane sta risentendo anche delle conseguenze del nuovo peggioramento della crisi sanitaria in Cina. Nel quarto trimestre dello scorso anno, in particolare, l’attività produttiva avrebbe rallentato nei paesi avanzati, riflettendo la generalizzata perdita del potere di acquisto dei redditi dovuta all’inflazione. Anche l’economia cinese si sarebbe indebolita, dapprima per le misure di interruzione della produzione imposte in ottobre e in novembre per contenere la diffusione dei contagi da Covid-19; successivamente, l’effetto positivo dell’allentamento di queste misure potrebbe essere stato più che compensato da quello negativo determinato dalla nuova forte ondata di infezioni, riflesso anche di un livello di immunizzazione della popolazione ancora molto basso. Secondo le nostre valutazioni la crescita del commercio internazionale avrebbe frenato nel 2022 (al 5,6 per cento), pur rimanendo su valori elevati nel confronto storico. Le più recenti previsioni delle istituzioni internazionali prefigurano una netta decelerazione del prodotto mondiale e del commercio anche per l’anno in corso, nonostante la prevista ripresa in Cina, per effetto dei prezzi ancora alti dell’energia, della conseguente debolezza del reddito disponibile delle famiglie e dell’intonazione più restrittiva delle politiche monetarie nei paesi avanzati. Per l’Italia stimiamo che, nonostante gli effetti fortemente negativi delle tensioni geopolitiche e del conflitto in Ucraina, la crescita del prodotto nel 2022 dovrebbe essere stata prossima al 4 per cento. I livelli precedenti lo scoppio della pandemia sono stati pienamente recuperati (superandoli di quasi due punti alla fine del terzo trimestre) ma, rispetto al picco raggiunto all’inizio del 2008, il prodotto resta ancora inferiore di oltre tre punti percentuali (in termini sia totali sia pro capite). Nell’ultimo trimestre dello scorso anno l’attività economica si sarebbe indebolita. Essa avrebbe risentito dell’attenuazione della ripresa nel settore dei servizi, specialmente nel commercio, nei trasporti e in quelli legati alle attività ricreative e turistiche – ripresa che in estate, dopo la fase più intensa della crisi sanitaria, era stata particolarmente accentuata. Vi avrebbe contribuito anche il calo della produzione industriale, in larga parte ascrivibile ai rincari dei prodotti energetici. Dallo scorso luglio i comparti in maggiore flessione risultano infatti quelli con il più intenso impiego di input energetici. Nel complesso dei settori non energetici dall’inizio del 2021 l’aumento del costo dell’energia avrebbe determinato un rialzo dei costi complessivi per unità di prodotto delle imprese pari a quasi il 7 per cento, di cui circa la metà ascrivibile alla sola energia elettrica. Nel settore delle costruzioni, che anche grazie agli incentivi pubblici si era ripreso con particolare forza dalla crisi sanitaria, dopo la diminuzione già segnata nel terzo trimestre l’attività starebbe iniziando a risentire della debolezza del mercato immobiliare. Su quest’ultimo incidono sia il rialzo dei tassi sui mutui sia il protrarsi dell’elevata inflazione, con la conseguente riduzione del potere d’acquisto delle famiglie. Le nostre indagini segnalano che nell’ultima parte dello scorso anno i problemi di approvvigionamento di materie prime e di input intermedi, che da diversi trimestri frenano l’attività produttiva, hanno registrato una leggera attenuazione. Essi ancora interessano, tuttavia, circa il 30 per cento delle aziende dei servizi e dell’industria manifatturiera e approssimativamente la metà di quelle delle costruzioni...continua a leggere sul sito di Banca d'Italia