Ucraina, Confindustria: urge politica energetica europea
Bonomi: “Su energia servono decisioni coraggiose in tempi rapidissimi e una politica energetica comune in Europa”. Confindustria per voce del Presidente Bonomi sottolinea necessità di comitato di supporto Paese e imprese
Una ferma condanna condivisa alla guerra in Ucraina, la necessità di implementare una politica energetica comune in Europa per far fronte ai fabbisogni del Paese e delle imprese attraverso un comitato nazionale di crisi, tra il Governo e Confindustria, e la costituzione di un organo garante a livello europeo per la misurazione degli impatti della crisi in atto e la definizione delle contromisure da adottare. Sono le principali evidenze e proposte emerse nel corso del Consiglio Generale di Confindustria, tenutosi oggi, alla presenza di numerosi imprenditori del sistema.
“L’attacco russo all’Ucraina è una gravissima violazione della libertà e dell’autodeterminazione di una nazione” ha detto il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nella sua relazione al Consiglio Generale. “È un attacco che in alcun modo può essere giustificato dall’adesione alla NATO, che nei decenni successivi alla caduta del Muro hanno liberamente espresso numerosi Paesi, baltici ed est Europei. Nessuno li hai mai invasi o ha forzato la loro libera volontà nello scegliere l’Alleanza Atlantica”.
Il Presidente Carlo Bonomi ha quindi ribadito, a nome degli industriali, il più convinto sostegno alla linea del Presidente del Consiglio Mario Draghi, di piena condivisione delle misure che l’Unione Europea sta adottando verso la Russia e di continua concertazione con la NATO. “UE e NATO sono i due pilastri fondamentali della nostra collocazione internazionale - ha dichiarato Bonomi - e in quelle sedi si devono adottare tutte le misure necessarie contro ogni tentativo di calpestare libertà e sovranità dei popoli con l’uso della forza”.
Il Consiglio ha espresso preoccupazione per gli effetti che l’invasione dell’Ucraina avrà sugli interessi nazionali, in aggiunta ai molteplici gravi fattori che da novembre hanno preso a frenare il rimbalzo del Pil. Dal problema della dipendenza dal gas russo, che in Italia copre una quota maggiore del consumo totale di energia e una quota molto maggiore di produzione di energia elettrica, al tema dei rincari energetici e delle materie prime. Secondo il Centro Studi di Confindustria, i nuovi picchi di prezzo in relazione alla crisi Ucraina potrebbero far salire la bolletta dell’industria a 51 miliardi nel 2022. Al tema dell’export verso la Russia, che per alcune filiere industriali rappresenta una quota elevata del proprio fatturato: arredamento, legno, abbigliamento e prodotti in pelle, a cominciare dal distretto della scarpa nelle Marche.
Oltre alla necessità di tutelare le imprese italiane presenti in Ucraina e lo stock degli investimenti diretti delle imprese italiane in Russia: si tratta di ben 442 sussidiarie italiane operanti, con quasi 35mila addetti e un fatturato annuale di 7,4 miliardi.
“L’approccio alla politica energetica deve radicalmente mutare – ha osservato il Presidente Bonomi, in accordo con il Consiglio Generale –. Finora il conto di errate scelte politiche è sempre stato presentato all’industria. Per questo chiediamo al Governo un confronto permanente di emergenza sulla valutazione delle conseguenze di questa crisi e l’avvio di un lavoro congiunto essenziale non solo per l’industria ma per la crescita dell’intero Paese”.
A tal proposito, gli industriali hanno condiviso la necessità di aumentare drasticamente nei prossimi anni la quota di GNL liquido via mare, diversificandone al massimo i Paesi di provenienza, e con impianti offshore di arrivo; potenziare la quota strutturale di energia da rinnovabili riservata alle imprese, che può realisticamente sopperire una quota rilevante di fabbisogno energetico in sostituzione al gas; arrivare a un forte aumento dell’estrazione delle riserve nazionali di gas che superi il limite di 2 miliardi di metri cubi annui attualmente definiti dal Governo.
Inoltre, se è vero che l’Italia ha stoccaggi di gas tra i più rilevanti in Europa, utili a far fronte all’eventuale riduzione dell’import dalla Russia, “è essenziale un vero mercato europeo dell’energia per metterli davvero in comune - ha sottolineato Carlo Bonomi -. Occorre quindi, abolire i dazi transfrontalieri, che ancor oggi distorcono i prezzi a nostro svantaggio; chiedere alla UE una sospensione temporanea del sistema ETS, che vede oggi la speculazione finanziaria far salire il costo della CO2 a svantaggio dell’industria italiana molto più decarbonizzata di quella tedesca. Infine, sono da rivedere molti aspetti del FITfor55 a tutela di filiere industriali essenziali, a cominciare dall’automotive, che senza una transizione sostenibile, nei modi e nei tempi, rischiano la desertificazione”.
“Siamo consapevoli che la risposta coordinata all’emergenza militare e umanitaria viene oggi prima di tutto – ha concluso il Presidente Bonomi – e dobbiamo essere tutti ancora più consapevoli che quello che sta accadendo avrà conseguenze molto serie sulla nostra economia e su quella di tutta Europa. Infatti, dove non c’è democrazia non può esserci né mercato e né impresa, necessarie per costruire il futuro sostenibile dei nostri figli e del pianeta”.