Anima: superare l'ostacolo potenziando l'idrogeno
Secondo l'Associazione di Confindustria “Con una filiera italiana dell’idrogeno potremmo sostenere il superamento del mix energetico attuale, in ottica ambientale e strategica”.
Nella sfida per la decarbonizzazione al 2050, l’idrogeno rappresenta una risorsa dalle potenzialità enormi, che potrà svilupparsi in sinergia con le rinnovabili e altre soluzioni per il mercato dell’energia del futuro. Ma affinché questo accada occorre il supporto di un piano strategico strutturato e di lungo periodo, che guidi e sostenga il nuovo mercato nel suo sviluppo.
«L’obiettivo a cui puntare» afferma il presidente di Anima Confindustria, Marco Nocivelli, «deve essere la creazione di un nuovo mercato che sia sostenibile sul lungo periodo grazie a un approccio che supporti ogni parte della filiera e le sue tecnologie, dalla produzione, al trasporto e alla componentistica meccanica, fino al consumo finale. Nonostante il grande supporto del Pnrr per incentivare la transizione energetica, mancano ancora diversi elementi necessari a concretizzare il “progetto idrogeno”. Serve un programma strategico solido e su scala nazionale, con una timeline con obiettivi nelle varie fasi di sviluppo, che preveda investimenti e ricerca distribuiti orizzontalmente su tutti settori, fortemente interconnessi, della filiera, considerandone anche l’integrazione nel sistema energetico complessivo».
L’idrogeno è uno strumento che consentirebbe di superare il mix energetico del mercato attuale, in ottica ambientale e strategica. Se da un lato garantirebbe la riduzione delle emissioni in vari settori, dall’altro lato permetterebbe una sempre maggiore indipendenza energetica. Infatti, lo sviluppo di una filiera dell’idrogeno interna su scala nazionale potrebbe avere un’importanza strategica nell’ottica della graduale riduzione della dipendenza da approvvigionamenti che sempre più si rivelano instabili.
Oltre al valore della sostenibilità e all’importanza strategica in termini di indipendenza energetica, non bisogna dimenticare il ruolo centrale che l’export svolge per la meccanica italiana. La creazione di un mercato interno solido e sostenibile permetterebbe all’industria italiana coinvolta in questo processo di mantenere la competitività e restare al passo con il commercio globale. Non dimentichiamo che già oggi l’Italia è uno dei leader nella fornitura di tecnologie per l’Oil&Gas, e molte aziende rischiano con la transizione verso i nuovi vettori di perdere questa posizione.
«Investire sulle fonti di energia rinnovabile – prosegue Nocivelli – è importante sia a livello nazionale sia per le aziende stesse. Nelle aziende della meccanica italiana lo sviluppo verso l’uso dell’idrogeno è già avviato; molte imprese associate hanno sviluppato le tecnologie per sfruttare l’idrogeno sia in blend sia puro. Ma senza un piano strutturale che consideri tutte le componenti della filiera come parti interconnesse e indispensabili l’una all’altra, il rischio è disperdere le risorse, con singoli incentivi che non considerano alcuni settori. Anima sta collaborando con le istituzioni per lo sviluppo di un piano strategico e per raggiungere un coordinamento tra le esigenze delle istituzioni e quelle dell’industria. Riusciremo a creare un mercato sostenibile, su cui investire, quando avremo una strategia definita a guidarci nel rendere concreta questa transizione».
ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all'interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 221.960 addetti per un fatturato di 52,02 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 57,1% (previsioni 2021 Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente.