CSC: rapporto di previsione "i nodi della competitività"
Presentato oggi dal CSC di Confindustria il RAPPORTO DI PREVISIONE "I nodi della competitività. La crescita dell’Italia fra tensioni globali, tassi e PNRR".
Il PIL mondiale si manterrà in moderata espansione, decelerando di poco nel 2025 Nello scenario di crescita globale preso a riferimento in questo rapporto di previsione si sconta un rallentamento negli USA, quasi del tutto bilanciato dalla migliore dinamica nell’Eurozona e dalla crescita negli emergenti. Per gli USA si ipotizza, infatti, un soft landing, con la crescita che, dal +2,5% del 2023, rallenta al +2,3% nel 2024 e al +1,5% nel 2025. La dinamica degli emergenti è rivista poco al rialzo nel 2024 rispetto alle attese di aprile, grazie a migliori andamenti per alcune economie, tra cui Argentina, Turchia, Polonia e Russia. Se però si guarda alle prime cinque economie emergenti, in primis Cina e India, la dinamica è in leggero rallentamento dal 2023.
È ampio il gap di crescita dell’Eurozona rispetto agli altri due grandi player mondiali: dal pre-pandemia (fine 2019) alla metà del 2024 il PIL dell’Area Euro è aumentato del +3,9% rispetto al +10,7% degli Stati Uniti e al +22,8% della Cina. Anche nell’anno in corso il ritmo di crescita europeo (+0,2% nel 2° trimestre sul 1°) resta nettamente inferiore a quello di USA e Cina (+0,7% entrambi). L’Europa, infatti, è alle prese con il forte calo degli investimenti e il rallentamento dei consumi delle famiglie, entrambi legati agli alti tassi di interesse. L’indice di fiducia delle imprese industriali è recessivo da 19 mesi e ha toccato il punto più basso da agosto 2020. Solo nella seconda metà dell’anno prossimo l’allentamento della politica monetaria, che tornerà neutrale a fine 2025 (-200 punti base da giugno scorso a fine 2025), esplicherà in modo incisivo i suoi effetti, insieme al recupero del potere d’acquisto delle famiglie.
Il commercio mondiale di beni è tornato in espansione nei primi sette mesi del 2024, dopo la battuta d’arresto nel 2023 ed è atteso consolidarsi, tornando ai ritmi pre-pandemia. Ciò grazie a una domanda più robusta alimentata dal rientro dell’inflazione, che sostiene il potere d’acquisto e la fiducia delle famiglie, e dalla discesa dei tassi di interesse nelle principali aree, che permetterà una graduale risalita del credito e una migliore dinamica degli investimenti. L’andamento della domanda globale è trainato dagli acquisti all’estero degli Stati Uniti (primo paese importatore mondiale) e dalle vendite della Cina (pri- mo esportatore mondiale).
Continuano i segnali di decoupling In Cina è in atto un progressivo calo dell’import che contrasta con la robusta crescita dell’export e dell‘attività industriale. Si tratta di segnali da un lato di una domanda interna debole, dall’altro dello spostamento all’interno dei confini nazionali di processi produttivi a monte delle supply chain e, quindi, di minore dipendenza dagli input esteri. Aumentano, inoltre, i segnali di decoupling tra Cina e Stati Uniti (minor peso degli acquisti incrociati) e, più recentemente, tra Cina e Unione Europea; con- temporaneamente, si rafforzano le connessioni commerciali UE-USA.
Persistono vari fattori che alimentano le tensioni globali e hanno effetti negativi su prezzi delle commodity e scambi: tassi ancora elevati, prezzi ener- getici superiori al pre-2022, guerre in Ucraina e Medio Oriente (costo dei noli per le rotte Asia-Europa e Asia-USA molto al di sopra dei livelli del 2023, più che raddoppiato nel caso di quelle atlantiche), crescenti misure protezionistiche (a ritmo più del doppio rispetto a quelle varate prima del 2020), elevata incertezza nei rapporti multilaterali, alimentata anche dalle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti. All’energia e alle guerre, in Europa si aggiunge la crisi dell’automotive che sta indebolendo l’attività industriale, soprattutto in Germania.
Diversi fattori influiranno positivamente sulla dinamica dell’economia italia-na nel biennio: la ripresa del commercio internazionale, tra la seconda parte del 2024 e, in particolare, il 2025; l’allentamento della politica monetaria che avrà effetti positivi sulle scelte di investimento delle imprese e di consumo delle famiglie progressivamente e soprattutto nel 2025; un moderato rafforzamento della crescita dell’Area euro, sostanzialmente in linea con quello previsto per l’economia italiana; un miglioramento del reddito disponibile reale delle famiglie per via dell’ulteriore espansione occupazionale, del rientro dell’inflazione e del progressivo recupero dei salari reali; l’implementazione del PNRR (9,5 i miliardi spesi finora quest’anno sui 42,2 programmati) che, sebbene si assuma una spesa solo parziale delle risorse pianificate (metà quest’anno e due terzi il prossimo, per un totale di circa 60 miliardi su oltre 100 programmati), darà un contributo importante alla crescita. Agiranno in senso contrario, la persistente fragilità dell’economia tedesca, primo mercato di sbocco dell’export italiano (-5,4% l’export italiano nei primi sette mesi del 2024); le tensioni globali e il venir meno, soprattutto il prossimo anno, della spinta degli incentivi all’edilizia.
Rallenta la crescita in Italia a seguito della revisione Istat Le previsioni CSC per l’economia italiana sono riviste al ribasso, rispettivamente di 1 e 2 decimi di punto all’anno, rispetto a quelle incluse nel rapporto dello scorso aprile: il PIL è previsto crescere del +0,8% nel 2024 e del +0,9% nel 2025 . Un ritmo di crescita, comunque, più alto di quello registrato dall’Italia, in media, nei decenni pre-pandemia...leggi la versione integrale del Rapporto sul sito di Confindustria