Il mondo che verrà 2022 analizzato dall'ISPI

In uno scenario internazionale fortemente condizionato dalla pandemia, dai disastri climatici e da shock economici ci saranno anche opportunità da cogliere per le imprese italiane, l'ISPI evidenzia quali.

Il mondo che verrà 2022 analizzato dall'ISPI

Il 2021 è stato l’anno della ripresa globale dopo le ondate più intense della pandemia, ma anche quello della crisi dei prezzi dell’energia. L’anno delle grandi campagne di vaccinazione, ma anche quello della “grande inflazione”. Molto di quest’anno ci proietta già nel futuro: dalle sfide delle transizione verde e di quella digitale, agli ambiziosi piani di investimento lanciati da Usa ed Europa. Ma molto ci proietta anche nel passato, con una globalizzazione sempre meno “globale”, una sfida tra Cina e Usa che ricorda sempre più una nuova guerra fredda (con l’Unione Europea nel mezzo), e una pandemia tutt’altro che sconfitta.

Il 2022 si configura dunque come un anno in bilico tra opportunità di ripresa e slancio verso il futuro e rischi rappresentati da nuove e vecchie aree di crisi. La crescente digitalizzazione offrirà sempre più occasioni per una crescita economica all’insegna di innovazione e produttività, ma la necessità di regolamentare le big tech potrebbe creare frizioni internazionali e rallentare piani di investimento. La space economy potrebbe decollare definitivamente, ma in parallelo si aprirà anche una nuova partita geopolitica “extraterrestre”. Inoltre, la transizione energetica potrebbe essere rallentata da un ritorno alle fonti fossili, mentre il mondo torna a prendere in considerazione l’energia nucleare come un’alternativa plausibile, anche se discussa. In parallelo a queste nuove sfide, su cui gli attori internazionali saranno chiamati a misurarsi, bisognerà fare attenzione ad aree di crisi più “tradizionali”: dalla Libia all’Ucraina, senza dimenticare Taiwan.

Infine, anche nel 2022 non mancheranno appuntamenti elettorali chiave. In Brasile, dove Lula sembra spinto dai sondaggi che lo vedono in grande vantaggio rispetto al presidente uscente Bolsonaro. E soprattutto in Europa, dove i riflettori saranno puntati sulle elezioni francesi: l’esito della corsa per l’Eliseo contribuirà a determinare la direzione che l’Unione Europea prenderà nei prossimi anni.

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