KPMG: i bilanci delle banche italiane sono solidi
Nel 2021 il settore bancario italiano, nonostante gli impatti negativi legati alla pandemia, ha registrato un ritorno all’utile e un miglioramento dei livelli di marginalità, di qualità del credito e di efficienza.
I risultati positivi dimostrano, secondo KPMG, la complessiva solidità delle banche italiane che hanno saputo rispondere agli effetti negativi derivanti dalla pandemia COVID-19, confermando la centralità del loro ruolo nella trasmissione delle politiche di sostegno attivate dal Governo verso le famiglie e il tessuto industriale italiano.
Ritorno all’utile per il sistema bancario italiano
Nel corso del 2021 i gruppi bancari del campione analizzato hanno registrato risultati positivi, nonostante sui bilanci continuino a pesare temi quali la tensione sui tassi, il tema della qualità del credito, gli sforzi di efficientamento delle strutture e le richieste di patrimonializzazione da parte delle autorità di vigilanza, oltre agli impatti del COVID-19.
Dopo la lieve perdita fatta segnare nel 2020, dovuta principalmente al calo dei margini e ai primi interventi prudenziali di pulizia di bilancio alla luce degli impatti del COVID-19 sulla qualità del credito, i gruppi bancari italiani sono tornati all’utile nel 2021.
Gli indicatori di produttività hanno registrato un netto miglioramento, anche per effetto delle profonde razionalizzazioni delle strutture messe in atto da alcuni gruppi del campione, in termini sia di sportelli sia di risorse, anche a fronte di importanti operazioni di finanza straordinaria che hanno interessato i gruppi bancari del campione negli ultimi anni.
Emergono elementi positivi sul lato del funding, con un consistente incremento dei debiti verso clientela, a fronte di un nuovo calo dei titoli in circolazione.
Qualità del credito in miglioramento, nonostante gli impatti del COVID-19
Il sistema bancario italiano conferma per il sesto anno consecutivo il trend di progressivo miglioramento della qualità del credito, registrando un’ulteriore riduzione dello stock di crediti deteriorati.
Gli effetti di breve periodo del COVID-19 sembrano non aver intaccato la qualità del credito dei gruppi bancari del campione analizzato, anche grazie alle misure introdotte dal Governo, quali la concessione di garanzia statale sui finanziamenti (attraverso garanzie SACE e fondi di garanzia per le PMI) e le misure di moratoria parziale o totale dei finanziamenti in regime di neutralità attuariale.
Il sistema bancario italiano, che ha superato gli effetti della pesante crisi della qualità del credito che aveva colpito il settore soprattutto nel periodo 2012-2015 e che aveva portato i non performing loan su livelli prossimi ai 300 miliardi di Euro, si prepara oggi ad affrontare gli impatti di medio periodo del COVID-19 e del conflitto russo-ucraino con basi più solide e con sistemi di gestione dei non performing loan più efficaci.
Oggi il sistema bancario italiano, infatti, presenta indicatori di qualità del credito migliori rispetto a dieci anni fa, sia in termini di incidenza degli impieghi deteriorati, sia per quanto concerne il costo del credito, sia in termini di livelli di copertura dei non performing loan.
Dotazioni patrimoniali ampiamente al di sopra delle richieste delle autorità di vigilanza
Nel 2021 i gruppi bancari del campione hanno registrato un lieve peggioramento degli indicatori patrimoniali, mantenendosi comunque su livelli ampiamente superiori rispetto ai requisiti minimi stabiliti dalle autorità di vigilanza, sia in termini di Total Capital Ratio, sia in termini di CET1 Ratio.
La riduzione degli indicatori è frutto dei cali osservati nei fondi propri e nel Capitale Primario di classe 1 (CET1), anche per effetto della distribuzione di dividendi che era stata limitata da BCE nel corso dell’anno precedente, e da un valore delle attività ponderate per il rischio (RWA) in lieve flessione.
Segnali positivi arrivano dall’andamento del Texas Ratio, che misura la ‘qualità’ del portafoglio creditizio rispetto alla dotazione patrimoniale delle banche. Per il terzo anno consecutivo tutti i gruppi del campione presentano un Texas Ratio inferiore al 100%, indice di un livello di rischio residuo - al netto delle rettifiche - inferiore alle disponibilità patrimoniali, confermando i risultati positivi ottenuti a fronte delle iniziative di contenimento degli NPL poste in essere dalle banche negli ultimi anni, anche su sollecitazione della vigilanza.
Ancora qualche difficoltà in tema di efficienza
Anche nel 2021 proseguono i piani di razionalizzazione della rete di filiali e di riduzione del numero di dipendenti dei gruppi bancari italiani, con effetti contrastanti sui principali indicatori di efficienza.
Nonostante sia proseguita l’ottimizzazione delle strutture operative e delle risorse, con un consistente calo del numero delle filiali e del numero di dipendenti e una conseguente riduzione delle spese per il personale, i costi operativi e le spese amministrative del campione analizzato segnano un incremento, portando alla crescita dei costi operativi per risorsa e per sportello.
Tuttavia, nel 2021 il Cost/Income Ratio del campione analizzato fa registrare un moderato miglioramento, grazie ai buoni risultati sul lato della redditività.
Gli effetti delle politiche di ottimizzazione delle strutture sul conto economico dei gruppi bancari del campione si osserveranno in modo più consistente nel medio periodo: i gruppi bancari, infatti, stanno ancora scontando gli effetti del turnaround sui modelli di business, con i relativi oneri straordinari nel breve periodo, e delle forti pressioni regolamentari, con ingenti impatti in termini di adeguamento di strutture operative, competenze e organici, nonché gli effetti del COVID-19 sui bilanci bancari.
Sono queste le principali evidenze che emergono dall’analisi di bilancio condotta su un campione di 17 gruppi bancari italiani, che rappresentano circa il 73% del sistema bancario italiano in termini di totale attivo consolidato.