La Banca d'Italia pubblica la Relazione 2022

Il quadro macroeconomico del Paese nella Relazione annuale di Bankitalia.

La Banca d'Italia pubblica la Relazione 2022

L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha costituito un punto di svolta nelle relazioni internazionali e ha condizionato pesantemente crescita, inflazione e scambi commerciali mondiali. Le tensioni tra paesi hanno toccato livelli che non si raggiungevano dalla Guerra fredda; i prezzi dell'energia hanno subito straordinari rialzi, contribuendo a un netto e diffuso aumento dell'inflazione, cui ha corrisposto un rapido irrigidimento delle politiche monetarie in quasi tutte le maggiori economie avanzate; la crescita globale è rallentata in uno scenario di forte incertezza economica e politica.

Le autorità di governo, specialmente quelle dei paesi avanzati, sono intervenute in sostegno di famiglie e imprese per attenuare l'impatto della crisi energetica.

I rincari dell'energia hanno determinato un consistente trasferimento di ricchezza dagli Stati importatori a quelli esportatori di petrolio e gas e un rapido mutamento nella geografia degli scambi di queste materie prime, associato a considerazioni di sicurezza energetica.

Le tensioni hanno coinvolto anche le esportazioni di prodotti agricoli e di fertilizzanti, mettendo a rischio la sicurezza alimentare delle economie più povere e vulnerabili. In molti paesi a basso reddito l'aggravio della bilancia commerciale, unito a minori afflussi netti di capitale, ha acuito i problemi di gestione delle finanze pubbliche, richiedendo in diversi casi l'avvio di negoziati per la ristrutturazione del debito.

In questo quadro di grave deterioramento delle relazioni internazionali sono proseguiti il dialogo e la ricomposizione delle divergenze nei luoghi della cooperazione internazionale; le iniziative diplomatiche hanno tuttavia incontrato ostacoli notevoli e talvolta insormontabili, anche per l'intensificarsi della contrapposizione strategica tra le due principali economie mondiali, Stati Uniti e Cina.

Riquadri:

Le misure pubbliche di contrasto ai rincari dell'energia nei paesi avanzati

La ricomposizione geografica dei flussi di petrolio e gas naturale sui mercati mondiali dell'energia

L'economia e le politiche di bilancio dell'area dell'euro

[2] Nel 2022 il prodotto interno lordo dell'area dell'euro ha rallentato, risentendo dei rincari dei beni energetici e alimentari, dell'incertezza connessa con il protrarsi del conflitto in Ucraina e dell'inizio di una fase restrittiva della politica monetaria. Dallo scorso autunno l'attività nel complesso ristagna.

L'inflazione al consumo ha raggiunto i valori più alti dall'avvio dell'Unione monetaria. Le pressioni al rialzo derivanti dalle strozzature dell'offerta e dagli eccezionali aumenti delle quotazioni delle materie prime energetiche e alimentari si sono trasmesse, lungo la catena di formazione dei prezzi, anche alle componenti meno volatili del paniere di consumo. Alla fine del 2022 si è avviata una fase di riduzione dell'inflazione determinata dal calo dei prezzi dell'energia, che dovrebbe proseguire nel corso di quest'anno. La trasmissione al costo del lavoro dell'elevata dinamica dei prezzi rimane fortemente eterogenea tra paesi e settori.

Le tensioni sui mercati energetici e l'orientamento via via più restrittivo della politica monetaria hanno determinato un progressivo peggioramento delle condizioni sui mercati finanziari, inducendo una ricomposizione dei portafogli degli investitori verso le attività ritenute più sicure. Dopo un miglioramento a partire dagli ultimi mesi del 2022, le condizioni finanziarie si sono temporaneamente deteriorate nel marzo di quest'anno a causa dei dissesti di alcune banche negli Stati Uniti e in Svizzera.

In quasi tutti i paesi dell'area dell'euro il disavanzo e il debito delle Amministrazioni pubbliche, in rapporto al prodotto, sono diminuiti rispetto al 2021. Secondo le ultime previsioni della Commissione europea, si ridurrebbero anche quest'anno collocandosi, in media, al 3,2 e al 90,8 per cento del PIL, rispettivamente.

Nell'ambito del Dispositivo per la ripresa e la resilienza, il principale strumento del programma Next Generation EU (NGEU), sono stati finora erogati ai paesi dell'Unione oltre 150 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni o prestiti. Gli Stati membri possono integrare i propri piani nazionali di ripresa e resilienza per tenere conto del nuovo strumento per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia e accelerare la transizione verde (REPowerEU).

Alla fine di aprile di quest'anno la Commissione europea ha presentato una proposta legislativa per riformare le regole di bilancio europee. L'obiettivo principale è la definizione di un sistema più semplice, orientato alla sostenibilità dei conti pubblici nel medio periodo e in grado di rafforzare la responsabilità nazionale nel governo delle finanze pubbliche. L'elemento centrale del quadro proposto sono i piani strutturali di bilancio nazionali di medio termine, che integrano gli obiettivi di finanza pubblica con progetti di riforma e di investimento.

Dal 1° gennaio 2023 la Croazia è entrata a far parte dell'area dell'euro, estendendone la composizione a 20 Stati membri.

Riquadri:

L'impatto del recente shock energetico sull'inflazione nell'area dell'euro

La contrattazione collettiva nei principali paesi dell'area dell'euro

La politica monetaria nell'area dell'euro

[3] Per contrastare i rischi che l'elevata dinamica dei prezzi si trasferisse sulle aspettative a medio e a lungo termine e per assicurare il ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2 per cento, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha accelerato il processo di normalizzazione della politica monetaria intrapreso alla fine del 2021. Nella prima metà del 2022 ha deciso di ridurre e poi interrompere gli acquisti netti di attività finanziarie a fini di politica monetaria. A partire dall'estate è stato avviato un rapido rialzo dei tassi ufficiali, che tra luglio e dicembre sono aumentati complessivamente di 2,5 punti percentuali.

L'irrigidimento delle condizioni monetarie è proseguito nei primi mesi del 2023, a fronte del perdurare dell'inflazione su livelli elevati. Sono stati ulteriormente alzati i tassi ufficiali, portando il rendimento dei depositi presso l'Eurosistema al 3,25 per cento; a marzo è iniziata la riduzione delle consistenze di titoli detenuti nell'ambito del programma di acquisto di attività finanziarie (Asset Purchase Programme, APP).

A luglio del 2022, contestualmente all'avvio del ciclo di rialzo dei tassi ufficiali, è stato approvato il nuovo strumento per la protezione del meccanismo di trasmissione della politica monetaria (Transmission Protection Instrument, TPI), volto ad assicurare che le modifiche all'orientamento della politica monetaria siano trasmesse in modo ordinato in tutti i paesi dell'area.

La restrizione monetaria si è finora trasmessa sia ai tassi di interesse di mercato sia al costo del credito a famiglie e imprese in modo ordinato e omogeneo fra i paesi dell'area; il credito erogato dalle banche ha fortemente rallentato.

Riquadri:

Le misure di contrasto ai rischi di frammentazione delle condizioni finanziarie

La trasmissione della restrizione monetaria al costo del credito

L'economia italiana: il quadro di insieme

[4] Lo scorso anno il PIL dell'Italia è cresciuto del 3,7 per cento, dopo il forte recupero del 2021 (7,0 per cento). La dinamica del prodotto ha beneficiato del miglioramento del quadro sanitario, che ha reso possibile l'eliminazione delle misure di contrasto alla diffusione della pandemia e favorito la marcata ripresa dei servizi turistico-ricreativi e dei trasporti; anche l'attività nel comparto delle costruzioni ha continuato a espandersi, sospinta dagli incentivi fiscali per la riqualificazione e il miglioramento dell'efficienza energetica del patrimonio edilizio; la produzione nella manifattura ha invece ristagnato, nonostante la progressiva attenuazione delle difficoltà di approvvigionamento di input intermedi. Dal lato della domanda, sono cresciuti i consumi delle famiglie, sostenuti anche dai risparmi accumulati durante la pandemia e dal credito al consumo, e gli investimenti fissi lordi, che hanno superato di quasi un quinto il livello del 2019; le esportazioni hanno continuato a espandersi, in particolare nella componente dei servizi, sospinta dalle entrate turistiche. Le tensioni internazionali e l'incertezza generate dal conflitto in Ucraina, gli ulteriori rincari delle materie prime energetiche e l'avvio della fase restrittiva dell'orientamento della politica monetaria hanno rallentato il PIL nella seconda metà del 2022.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato del 6,2 per cento a valori correnti, ma in termini reali si è ridotto dell'1,2 per cento per effetto dell'alta inflazione. La propensione al risparmio è scesa, portandosi alla fine dell'anno su livelli inferiori a quelli precedenti la crisi sanitaria. L'accumulo di risorse finanziarie non è stato sufficiente a compensare la perdita di valore reale della ricchezza finanziaria netta delle famiglie dovuta all'inflazione.

Quest'ultima, misurata dalla variazione sui dodici mesi dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), è aumentata marcatamente, anche al netto delle componenti più volatili (energia e alimentari).

Nel 2022 è proseguito il miglioramento dei conti pubblici. Il calo del debito pubblico in rapporto al prodotto richiederà in prospettiva il mantenimento di adeguati avanzi primari, insieme a un innalzamento del potenziale di crescita dell'economia. A questo potrà contribuire l'efficace realizzazione dei programmi di riforma e di investimento previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Nel primo trimestre di quest'anno il PIL è tornato a salire (0,5 per cento rispetto al periodo precedente, secondo la stima preliminare), sospinto dall'espansione dell'attività nell'industria e nei servizi. L'inflazione è scesa, in concomitanza con la forte flessione delle quotazioni del gas e del petrolio; tuttavia quella di fondo è rimasta elevata (5,3 in aprile), risentendo ancora della trasmissione dei rincari energetici del 2022. Sulla base di nostre valutazioni, la dinamica del prodotto si manterrebbe positiva anche nel secondo trimestre; potrebbe tuttavia risentire, in misura ancora difficile da quantificare, dei danni delle alluvioni che hanno colpito l'Emilia-Romagna. Il calo dell'inflazione proseguirebbe gradualmente nel corso dell'anno, grazie all'ulteriore decelerazione dei prezzi alla produzione.

Nel 2022 e nel primo trimestre del 2023 l'espansione dell'attività economica ha interessato tutte le aree del Paese.

Riquadri:

Gli effetti dell'inflazione sulla ricchezza finanziaria delle famiglie e delle imprese

Lo stato di attuazione del PNRR

Gli andamenti territoriali

Le famiglie

[5] Il reddito disponibile delle famiglie è cresciuto nel 2022, ma l'alta inflazione ne ha eroso il valore reale, con maggiore intensità nella seconda metà dell'anno. L'aumento dell'occupazione, in particolare quella meno qualificata, e le misure governative di contrasto ai rincari dell'energia hanno sostenuto il reddito dei nuclei meno abbienti e hanno mitigato le caratteristiche regressive del rialzo dei prezzi. Dal prossimo anno il reddito di cittadinanza sarà sostituito come misura di contrasto alla povertà e all'esclusione sociale dal più selettivo assegno di inclusione; quest'ultimo sarà rivolto solo a una parte dei nuclei in condizione di difficoltà economica individuati in base ad alcune caratteristiche anagrafiche o di disabilità.

Seppure frenato dall'inflazione, dal calo della fiducia e dall'incertezza acuita dalla guerra in Ucraina, è proseguito il recupero dei consumi, soprattutto in primavera e in estate, principalmente per le voci di spesa colpite più duramente dalla crisi sanitaria.

La ricchezza netta delle famiglie è diminuita, per effetto del calo della ricchezza finanziaria lorda, che ha risentito della marcata svalutazione delle attività. Gli investimenti finanziari si sono indirizzati in special modo verso obbligazioni pubbliche italiane.

I debiti delle famiglie nei confronti di banche e società finanziarie si sono ampliati meno del reddito disponibile; rimangono assai contenuti nel confronto internazionale. I mutui immobiliari hanno lievemente rallentato, tranne che per gli intestatari più giovani; il credito al consumo ha invece accelerato.

La ricchezza detenuta in attività reali è cresciuta, benché nella seconda parte dell'anno il mercato delle abitazioni si sia indebolito, risentendo della restrizione delle condizioni di offerta di nuovi prestiti e degli effetti dell'alta inflazione.

Riquadri:

La distribuzione dei redditi da lavoro tra le famiglie italiane

La revisione delle misure di contrasto alla povertà

Le imprese

[6] Nel 2022 il valore aggiunto è cresciuto del 3,9 per cento; è stato sostenuto dalla ripresa della domanda e ha beneficiato, in alcuni settori, di significativi interventi pubblici. L'attività ha continuato a espandersi nei servizi, in particolare grazie all'ulteriore forte crescita di taluni comparti più penalizzati dalla crisi pandemica come il commercio, i trasporti, l'alloggio e la ristorazione. Il valore aggiunto nella manifattura è rimasto sostanzialmente stazionario, in parte frenato dai notevoli incrementi della spesa energetica. Nel settore delle costruzioni la crescita è stata molto marcata, anche grazie al sostegno degli incentivi pubblici.

Nella media dell'anno gli investimenti hanno continuato ad aumentare, anche al netto delle costruzioni. Le imprese ne prefigurano nel complesso un'espansione per il 2023, guidata soprattutto dalle aziende di servizi.

Si sono ridotte le difficoltà di approvvigionamento degli input intermedi, mentre sono aumentate le pressioni sui costi connesse con i rincari dell'energia, il cui impatto è stato attenuato dalle politiche di sostegno pubblico e dalle strategie di contenimento adottate dalle imprese.

Le domande di brevetti sono diminuite, mentre si è rafforzata l'attività in ricerca e sviluppo. Prosegue la trasformazione digitale, sebbene permangano alcune aree di ritardo, in particolare nell'utilizzo dei big data, dell'intelligenza artificiale e delle misure di sicurezza informatica.

I rialzi dei prezzi delle materie prime energetiche e l'approvazione del piano REPowerEU dovrebbero fornire un impulso al raggiungimento degli obiettivi di produzione di energia rinnovabile fissati dal Piano per la transizione ecologica.

Le imprese hanno accresciuto la redditività e mantenuto ampie scorte di liquidità. La leva finanziaria, anche se in aumento per effetto della diminuzione del valore del patrimonio a prezzi di mercato, resta su livelli contenuti nel confronto storico; il rapporto tra il debito delle aziende e il PIL è inferiore a quello medio dell'area dell'euro.

Si è arrestata la crescita dei prestiti bancari e sono aumentati i tassi di interesse applicati dagli intermediari, riflettendo il processo di normalizzazione della politica monetaria. La dinamica del credito è stata eterogenea e il calo dei finanziamenti ha interessato soltanto le imprese più rischiose. Recenti provvedimenti annunciati dal Governo per favorire lo sviluppo del mercato dei capitali potranno contribuire a sostenere la diversificazione delle fonti di finanziamento delle imprese.

Riquadri:

L'autonomia strategica del settore produttivo italiano

L'impatto della crisi energetica sulle imprese industriali italiane con almeno 50 addetti

La recente evoluzione della liquidità delle imprese: evidenze dai microdati

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