La meccanica italiana rallenta la sua crescita nel 2022
Secondo la relazione annuale dell’Ufficio studi di Anima, la produzione cresce del 5,3%. Nocivelli: «Risultato che fa sperare, ma resta grande incertezza».
La crescita c’è, soprattutto grazie all’export, ma i segnali di incertezza sono tanti. Questo, in estrema sintesi, il messaggio principale che arriva dalle mille e più imprese meccaniche che aderiscono a Anima Confindustria.
A Milano, l’evento “L’industria meccanica oggi per l’Italia di domani” è stata l’occasione per fare il punto sullo stato del settore e sulle prospettive per i prossimi mesi. Insieme a Marco Nocivelli, presidente di Anima, e al presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sono intervenuti Stefano Saglia di Arera, Enrico Bonacci del MiTE e Marco Fortis di Fondazione Edison.
Secondo i dati elaborati dall’Ufficio Studi di Anima Confindustria, l’intero comparto reagisce alla crisi facendo segnare un incremento (stimato) della produzione del 5,3% nel 2022. Un dato che va letto nel contesto generale di aumento del tasso d’inflazione degli ultimi dodici mesi (+7,1% dati Istat) e di forti rincari dei costi delle materie prime.
Il dato di crescita del 2022 arriva dopo il record del 2021, quando la ripresa post pandemia aveva fatto segnare un +14,7%. Numeri irripetibili, forse. «I risultati di quest’anno fanno comunque ben sperare – commenta Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria – sono il segno della forza con cui la meccanica italiana sta reagendo alla terribile congiuntura di crisi energetica, impennata dei prezzi e scarsa reperibilità dei materiali, anche grazie al traino del nostro export di eccellenza. Non possiamo però ignorare l’aumento vertiginoso dei costi di produzione per le imprese: per 2 aziende su 5 oltre il 40%».
Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi di Anima, «siamo in presenza di un’allarmante erosione della marginalità: per più di un’impresa su due si prevede una riduzione dei profitti che supera il 10% nel secondo semestre del 2022, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso».
La spinta del commercio con l’estero rimane un punto di forza cruciale. Il valore totale delle esportazioni del settore meccanica arriva quest’anno a 30,9 miliardi di euro, con una crescita del 5,1% rispetto all’anno scorso. Il principale mercato di riferimento è ancora l’Europa, ma buoni sono i risultati commerciali con America settentrionale e Asia orientale.
«L’export può costituire uno strumento strategico di rilancio per il nostro settore e l’intera economia italiana – sottolinea Nocivelli – e come tale necessita di adeguato sostegno. Per questo è al centro delle cinque proposte che abbiamo presentato oggi nel Manifesto della meccanica per il 2023. Sono cinque direttrici fondamentali da presentare alle istituzioni e alla politica per sostenere e valorizzare l’industria nazionale. Oltre alla tutela dell’export, i pilastri sono: l’incentivazione di tecnologie d’avanguardia come fattore abilitante della transizione green; l’efficienza energetica a 360°; l’orientamento del mercato verso criteri di qualità tecnologica e di rispetto delle norme vigenti; la valorizzazione e professionalizzazione del fattore umano che dà valore al nostro comparto».