Rapporto Rifiuti 2020 Confcommercio: Tari in aumento

Rapporto Rifiuti 2020 Confcommercio: il 60% dei Comuni ha aumentato la tassa rifiuti. "Esentare dal pagamento le imprese colpite dalla pandemia".

Rapporto Rifiuti 2020 Confcommercio: Tari in aumento

La pandemia ha colpito duramente le imprese, in modo particolare quelle del commercio e della ristorazione, che hanno dovuto fare i conti con restrizioni e chiusure vedendo azzerati i loro fatturati e in moltissimi casi doversi arrendere con fallimenti o chiusure. In questo tipo di scenario, si assiste ad una situazione veramente paradossale: nonostante il blocco delle attività economiche, e dunque anche una riduzione dei rifiuti prodotti dalla stesse, il costo totale della relativa tassa, la Tari, non solo non è diminuito come sarebbe lecito aspettarsi ma anzi, secondo Il Rapporto Rifiuti 2020 di Confcommercio realizzato attraverso lo studio dell’Osservatorio Tasse Locali, ha raggiunto un livello record di 9,73 miliardi crescendo dell’80% negli ultimi dieci anni. L'analisi diventa ancora più "chiara" con il confronto tra le tariffe medie riscontrate nelle Regioni per le singole categorie produttive (Focus categorie link in pdf

 

Figura 1 Costo totale Tari

Fonte: elaborazione Confcommercio su dati Ispra e Istat. Per il 2018, 2019 e 2020 è stata fatta una stima (tratteggiata) su dati portale www.osservatoriotasselocali.it

 

Dossier dati regionali

Abruzzo Basilicata Calabria
Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia
Lazio Liguria Lombardia
Marche Molise Piemonte
Puglia Sardegna Sicilia
Toscana Trentino Alto Adige Umbria
Valle d'Aosta Veneto  



Il “nodo” dei Comuni e il principio europeo “chi inquina paga”

Secondo l’Arera, l’autorità di regolazione e controllo in materia di rifiuti urbani, nel corso del 2020 sarebbe dovuta diventare operativa l’adozione del nuovo Metodo Tariffario Rifiuti (MTR) con l’obiettivo di evitare voci di costo improprie, inefficienze e una maggiore aderenza tra le tariffe pagate dalle utenze e la reale produzione dei rifiuti nel rispetto del principio europeo “chi inquina paga”.  Il punto cardine di questo principio è che i costi della gestione dei rifiuti, compresi quelli per la necessaria infrastruttura e il relativo funzionamento, sono sostenuti dal produttore iniziale o dai detentori del momento o dai detentori precedenti dei rifiuti.

Ma nei dati dell’Osservatorio si vede come su 110 capoluoghi di provincia e Città Metropolitane, quasi l’80% dei Comuni non ha ancora definito questo nuovo metodo e nel 21% dei Comuni che, invece, lo hanno recepito, in più della metà dei casi (il 58%) il costo della TARI risulta, paradossalmente, in aumento mediamente del 3,8%. I Comuni “virtuosi che hanno ridotto le tariffe nei confronti delle utenze non domestiche, hanno utilizzato modalità diverse: c’è chi è intervenuto solo sulla parte variabile, mentre alcuni Comuni si sono spinti a ridurre la TARI complessiva (fissa e variabile), altri hanno invece previsto un dilazionamento dei pagamenti e infine alcune Amministrazioni comunali hanno ridotto la TARI solo sull’ampliamento dell’occupazione di suolo pubblico.

Parlando di paradossi, quello più incomprensibile, o forse no, è che a fronte di costi sempre molto elevati, non corrisponde mediamente un livello di servizio migliore. Sono, infatti, ben 9 le Regioni che si posizionano ancora sotto il livello 6 di sufficienza: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Puglia e Toscana. Le regioni più “virtuose” risultano essere l’Emilia Romagna (7,38), il Piemonte (7,33), il Veneto (7,17) e la Lombardia (7).

 

Figura 2 – Incidenza delibere Arera su ammontare Tari

Fonte: elaborazione Confcommercio su dati Ispra; www.osservatoriotasselocali.it

 

Figura 3 – Costo tariffario medio nazionale (Euro al mq.) per le categorie più tassate

www.osservatoriotasselocali.it