UE, crescita debole nel primo trimestre del 2022
La conferenza stampa sulla politica monetaria tenutasi a Francoforte sul Meno, con l'intervento di Christine Lagarde, Presidente della BCE, e Luis de Guindos, Vicepresidente della BCE.
Attività economica
L’economia dell’area dell’euro è cresciuta dello 0,3% nell’ultimo trimestre del 2021. Secondo le stime, la crescita sarebbe rimasta debole nel primo trimestre del 2022, soprattutto per effetto delle restrizioni dovute alla pandemia.
Diversi fattori indicano un ritmo di crescita lento nel prossimo periodo. La guerra sta gravando sulla fiducia delle imprese e dei consumatori, anche attraverso l’incertezza che comporta. Con i bruschi rincari dell’energia e delle materie prime, le famiglie si trovano a sostenere un costo della vita più elevato e le imprese devono far fronte all’incremento dei costi di produzione. La guerra ha creato nuove strozzature, mentre le ulteriori misure contro la pandemia in Asia contribuiscono alle difficoltà nelle catene di approvvigionamento. Alcuni settori incontrano maggiori problemi nel reperire gli input, con conseguenti interruzioni della produzione. Tuttavia, vi sono anche fattori compensativi che sorreggono la ripresa in atto, come gli interventi fiscali di ristoro e la possibilità per le famiglie di attingere ai risparmi accumulati durante la pandemia. Inoltre, la riapertura dei settori più colpiti dalla pandemia e il vigore del mercato del lavoro, a fronte della crescita degli occupati, continueranno a sostenere i redditi e la spesa.
Il sostegno delle politiche monetaria e di bilancio resta cruciale soprattutto in questa difficile situazione geopolitica. In aggiunta, il successo nell’attuazione dei piani di investimento e riforma nel quadro del programma Next Generation EU accelererà la transizione energetica ed ecologica. Questo dovrebbe contribuire alla crescita e alla capacità di tenuta dell’area dell’euro nel lungo periodo.
Inflazione
L’inflazione è aumentata al 7,5% a marzo, dal 5,9% di febbraio. Le quotazioni dell’energia, sospinte al rialzo dopo lo scoppio della guerra, si collocano attualmente su un livello superiore del 45% rispetto a un anno fa e continuano a rappresentare la principale determinante dell’elevato tasso di inflazione. Gli indicatori basati sul mercato suggeriscono che le quotazioni dell’energia rimarranno alte nel breve periodo, per poi registrare una certa moderazione. Anche i prezzi dei beni alimentari hanno fatto osservare un brusco incremento per effetto degli elevati costi di trasporto e di produzione, in particolare le più alte quotazioni dei fertilizzanti, che sono in parte connessi alla guerra in Ucraina.
Gli incrementi dei prezzi sono divenuti più diffusi. I costi dell’energia determinano rincari in molti settori. Le strozzature dell’offerta e la normalizzazione della domanda a fronte della riapertura dell’economia continuano a esercitare pressioni al rialzo sui prezzi. Le misure dell’inflazione di fondo sono aumentate raggiungendo livelli superiori al 2% negli ultimi mesi. La persistenza dell’aumento di questi indicatori è incerta, in considerazione del ruolo dei fattori temporanei connessi alla pandemia e degli effetti indiretti del rincaro dell’energia.
Il mercato del lavoro continua a migliorare: a febbraio il tasso di disoccupazione è sceso al minimo storico del 6,8%. Le offerte di lavoro in molti settori continuano a segnalare una solida domanda di manodopera, ma la dinamica salariale resta nel complesso contenuta. Nel corso del tempo, il ritorno dell’economia al pieno utilizzo della capacità produttiva dovrebbe sostenere una più rapida crescita delle retribuzioni. Benché varie misure delle aspettative di inflazione a più lungo termine desunte dai mercati finanziari e dalle indagini presso gli esperti si collochino per lo più attorno al 2%, occorre seguire con attenzione i primi segnali di revisioni di queste misure superiori all’obiettivo.
Valutazione dei rischi
I rischi al ribasso per le prospettive di crescita sono aumentati notevolmente a seguito della guerra in Ucraina. Benché siano diminuiti i rischi legati alla pandemia, la guerra potrebbe incidere in misura ancora maggiore sul clima di fiducia e inasprire ulteriormente i vincoli dal lato dell’offerta. I costi dell’energia persistentemente elevati, insieme alla perdita di fiducia, potrebbero deprimere la domanda e frenare i consumi e gli investimenti più del previsto.
Si sono intensificati anche i rischi al rialzo per le prospettive di inflazione, soprattutto a breve termine. Nel medio periodo tali rischi sono rappresentati da variazioni delle aspettative di inflazione superiori all’obiettivo, aumenti salariali maggiori di quanto anticipato e un peggioramento duraturo delle condizioni dal lato dell’offerta. Tuttavia, un eventuale indebolimento della domanda nel medio termine ridurrebbe le pressioni sui prezzi.
Condizioni finanziarie e monetarie
I mercati finanziari hanno mostrato elevata volatilità dall’inizio della guerra e dall’imposizione delle sanzioni. I tassi di interesse di mercato sono aumentati per effetto delle mutevoli prospettive per la politica monetaria, del contesto macroeconomico e della dinamica dell’inflazione. I costi di provvista delle banche hanno continuato a crescere. Allo stesso tempo non si sono registrate finora gravi tensioni sui mercati monetari, né carenze di liquidità nel sistema bancario dell’area dell’euro.
Pur restando su livelli contenuti, i tassi sul credito bancario alle imprese e alle famiglie hanno iniziato a riflettere l’incremento dei tassi di interesse di mercato. I prestiti alle famiglie, in particolare per l’acquisto di abitazioni, mostrano una buona tenuta. I flussi di credito alle imprese si sono stabilizzati.La nostra ultima indagine sul credito bancario indica che i criteri per la concessione di prestiti alle imprese e alle famiglie sono divenuti nel complesso più restrittivi nel primo trimestre dell’anno, in seguito ai maggiori timori delle banche circa i rischi per la loro clientela in un contesto di incertezza. Ci si attende un ulteriore inasprimento di tali criteri nei prossimi mesi, poiché gli intermediari tengono conto dell’impatto economico avverso dell’aggressione della Russia all’Ucraina e dei rincari dei beni energetici.
Conclusioni
In sintesi, la guerra in Ucraina ha gravi ripercussioni sull’economia dell’area dell’euro e ha accresciuto significativamente l’incertezza. L’impatto della guerra sull’economia dipenderà dall’evoluzione del conflitto, dall’effetto delle sanzioni vigenti e da eventuali ulteriori misure. L’inflazione è aumentata in misura significativa e rimarrà elevata nei prossimi mesi, soprattutto a causa del forte incremento dei costi dell’energia. Prestiamo molta attenzione alle attuali incertezze e teniamo sotto stretta osservazione i dati più recenti relativamente alle loro implicazioni per le prospettive di inflazione a medio termine. La calibrazione delle nostre politiche continuerà a essere guidata dai dati e rifletterà l’evolversi della nostra valutazione delle prospettive. Siamo pronti ad adeguare tutti gli strumenti nell’ambito del nostro mandato, in modo flessibile ove necessario, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine.