Agenzia Europea Ambiente:Assessment su European Climate Risk
KPMG nella sua Newsletter n. 3 tratta, tra gli altri, il tema dei rischi ambientali e dell'European Climate Risk Report.
Riportiamo l'articolo apparso sul terzo numero della Newsletter di KPMG sull’European Climate Risk Assessment Report.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) l'11 marzo ha pubblicato, un rapporto scientifico che mette in guardia governi e imprese sul progredire dei rischi climatici in Europa. Secondo il documento, l'Europa è il continente che si riscalda più rapidamente: dagli anni '80 il riscaldamento nel continente è stato circa il doppio del tasso globale. Negli ultimi anni, in Europa sono stati battuti molti record climatici e il continente sta affrontando rischi sempre più gravi, come ondate di calore e siccità prolungate, precipitazioni abbondanti che comportano esondazioni fluviali e l’innalzamento del livello del mare che porta a inondazioni costiere. Il rapporto, inoltre, pone la questione dei “rischi a cascata”: un rischio che ha origine in un sistema si trasmette ad altri sistemi. Ad esempio, gli impatti del clima sulle infrastrutture critiche, come quelle energetiche, idriche o di trasporto, possono avere ripercussioni su quasi tutti gli aspetti della società, dalla salute umana all'economia in generale e al sistema finanziario (si veda l’illustrazione). Un intero capitolo del documento è dedicato ai rischi per il mondo dell’economia e della finanza. Secondo le valutazioni attuali, il sistema macrofinanziario e finanziario europeo è fortemente a rischio a causa degli impatti dei cambiamenti climatici, sia in Europa che all'estero. Tuttavia, è probabile che le valutazioni esistenti sottovalutino i rischi a cascata. Eventi climatici estremi costosi possono comportare, tra l'altro, una riduzione del gettito fiscale, un aumento della spesa pubblica, una riduzione del rating creditizio e un aumento del costo dei prestiti. Esempi recenti sono le implicazioni fiscali delle alluvioni in Germania nel 2021 e in Slovenia nel 2023. La gravità del rischio è incerta a causa della mancanza di stress test e di un monitoraggio insufficiente delle supply chain rispetto ai rischi climatici attuali e futuri. Le politiche europee come la Tassonomia per la finanza sostenibile, la CSRD e la CS3D miglioreranno la prevedibilità e la supervisione dei rischi e delle opportunità legati al clima, tuttavia, queste misure da sole non garantiranno la resilienza climatica necessaria a preservare i sistemi economici. Per tale motivo, il rapporto esorta a maggiori sforzi, pubblici e privati. Le imprese dovrebbero incrementare l’attenzione verso i rischi fisici e le necessità di adattamento al cambiamento climatico nei loro framework di reporting e di due diligence. Il settore pubblico dovrebbe incentivare soluzioni di adattamento e soluzioni basate sulla natura (naturebased solutions), anche attraverso appalti pubblici, meccanismi di monitoraggio e stress test del settore finanziario, promozione dell’accesso ad assicurazioni contro gli eventi climatici estremi e strumenti di sostegno economico, in particolar modo rivolti alle PMI. Il Climate Risk Assessment europeo si inserisce in un quadro internazionale in grande fermento sui rischi legati al clima. Ad oggi, sono numerosi gli strumenti che ne tengono conto: dagli storici standard di rendicontazione della Global Reporting Initiative (GRI), passando per i Sustainability standards dell’International Financial Reporting Standards Foundation (IFRS) e gli standard europei, obbligatori per le imprese soggette alla CSRD, gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). In particolare, la Task Force on Climate-related Financial Disclosure (TCFD) ha sviluppato un framework di riferimento per supportare le imprese nella rendicontazione delle proprie performance legate al clima.
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