UNRAE: auto, persi oltre 1,6 milioni di veicoli
Bruciati anche € 7,85 miliardi di IVA. Ll'Italia rimane ultima nell'elettrico. Quanto è emerso dalla Conferenza Stampa UNRAE di fine anno.
Se nel 2022 il mercato dell’auto con 1,3 milioni di vetture segna il minimo storico degli ultimi 44 anni, il 2023 con un rialzo delle vendite previsto a 1,4 milioni sarà ancora vicino al minimo. I dati consuntivi e previsionali dell’automotive in Italia, illustrati in una Conferenza Stampa dall’UNRAE, mostrano la crisi di un settore che per decenni è stato trainante per l’industria nazionale ma che ora mostra la corda. Tanto che il Presidente dell’UNRAE Michele Crisci ha indirizzato all’On. Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, una lettera aperta con le proposte per velocizzare la riconversione industriale del settore ed evitare il declino e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
Partendo dai dati, illustrati dal Direttore Generale di UNRAE Andrea Cardinali, negli ultimi tre anni il mercato ha perso 1.612.000 auto rispetto al 2019, anno pre-pandemia, e in parallelo le casse dello Stato hanno perso 7,85 mld di euro solo di gettito Iva.
Intanto la transizione energetica è partita ma si è già arenata: negli 11 mesi 2022 l’Italia, fra i 5 maggiori mercati europei, è all’ultimo posto nella diffusione di auto elettriche e ibride plug- in con una quota dell’8,8%, lontanissima dalla Germania (38,2%), dal Regno Unito (21,4%) e dalla Francia (21,2%) e superata dalla Spagna (9,5%). In compenso è al primo posto per le ibride HEV con una quota del 34%.
Per giunta, notoriamente, in Italia il parco circolante ha una età media di 12,2 anni, contro 8,7 anni in UK, 10,1 anni in Germania e 11 anni in Francia e per il 25,4% del totale è ancora composto da vetture ante Euro 4 (ben 9.916.000): “Con un mercato a livelli così depressi – commenta Andrea Cardinali – per sostituire tutto il parco nazionale ci vorrebbero 30 anni”. Un parco vetusto, insicuro e inquinante anche per i veicoli industriali (età media 14,5 anni), veicoli commerciali (14 anni), autobus (12,5 anni), rimorchi e semirimorchi (17 anni).
Le previsioni dell’UNRAE per il 2023 indicano un rialzo di sole 100 mila unità a 1,4 milioni di vetture (+7,7%) sul 2022. Il prossimo anno un’auto su otto dovrebbe essere a trazione elettrica con una quota del 12,8% divisa tra elettriche pure BEV (6%) e ibride plug-in PHEV (6,8%). Ma la quota maggiore sarà delle ibride HEV (in salita dal 34% al 36,6%), seguite dal motore a benzina (in calo dal 27,5% al 25,4%) e dal diesel (giù dal 19,5% al 16,7%).
“Il mercato dell’automotive in Italia è in grave sofferenza a causa delle congiutura mondiale ed europea, ma anche di una non chiara e non coordinata strategia verso la transizione sostenibile da parte delle istituzioni italiane centrali e locali”, afferma il Direttore Generale dell’UNRAE Andrea Cardinali.
Il quale ribadisce le proposte dell’Associazione: “mantenere e potenziare gli incentivi all’acquisto di autovetture per il rinnovo del parco circolante almeno fino al 2026 per privati e aziende; elaborare una politica infrastrutturale per la ricarca eletterica e il rifornimento a idrogeno; rivedere l’impianto fiscale del settore modulando detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2 per le auto aziendali; pianificare rapidamente una riconversione industriale della filiera automotive e della componentistica per riportare il nostro paese a essere un riferimento a livello europeo; prevedere ulteriori interventi a sostegno del trasporto merci e trasporto collettivo di persone”.
Proposte che il Presidente Michele Crisci evidenzia nella lettera aperta al Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Nella quale ricorda che in oltre 70 anni di storia le aziende dell’UNRAE “hanno contribuito allo sviluppo del nostro Paese, in particolare della nostra industria, anche e soprattutto nell’area della componentistica la cui qualità è nota in tutto il mondo”. Ma ora “i sacrosanti target ambientali indicati dalla UE, impongono una riconversione industriale rapida ed efficiente”, che richiede capacità di innovazione. “Non possiamo difenderci arroccandoci su posizioni e tecnologie passate”, perché “difendere il passato non significa proteggere l’Italia, piuttosto significa consegnare le nostre aziende ad un futuro... senza futuro”.
Crisci chiede di fornire “direzioni chiare al mercato sull’accoglimento delle nuove tecnologie”, perché la conseguenza “sono i dati che mostrano l’Italia unico paese europeo che retrocede nelle vendite di auto con la spina e che resta fanalino di coda dei 5 major markets europei, e anche di mercati secondari. Così – afferma Crisci – non si attraggono investimenti dall’estero, al contrario si rallenta la transizione”.
“Abbracciare le nuove tecnologie velocizzandone l’adozione a partire dai soggetti che hanno la dispobilità per farlo, velocizzandone al contempo l’abbattimenti dei costi di produzione e dei prezzi di vendita, questo è l’unico modo per aumentarne la diffusione per tutti. Solo le nuove tecnologie e il loro accoglimento – conclude Crisci – possono difendere il tessuto economico di questo meraviglioso Paese, accrescendone il Pil per il benessere di tutti”.