L’Università Bicocca con l’Italia a Expo Dubai.

Anche per l’alimentazione c’è un prima e un dopo emergenza Coronavirus. È quanto emerge dalla ricerca dell'Università Milano-Bicocca "BEST4Food" e verrà presentata all'Expo 2020 Dubai.

L’Università Bicocca con l’Italia a Expo Dubai.

Anche per l’alimentazione, come per molti aspetti della vita quotidiana, c’è un prima e un dopo l’emergenza Coronavirus. Le lunghe giornate del lockdown hanno accostato gli italiani alla cucina e, soprattutto nei più giovani, portato ad abitudini alimentari più sostenibili con una dieta più varia e la scelta di materie prime fresche. È quanto emerge dalla ricerca del Bicocca Center of Science and Technology for Food (BEST4Food) dell’Università di Milano-Bicocca. Lo studio, parte integrante dell’iniziativa “Bicocca for Expo Dubai”, si inserisce all’interno della collaborazione tra Commissariato italiano per Expo e l’Ateneo milanese.

Fase 1 dell’epidemia – 2500 rispondenti circa (Under 29)

  • 62,9%: Ha cucinato più spesso del solito
  • 45,6%: Ha utilizzato più materie prime fresche rispetto al solito
  • Oltre il 50%: Ha dichiarato di aver preparato più frequentemente ricette che richiedono un tempo di elaborazione superiore a 30 minuti

Il team di ricerca ha sviluppato un indice statistico in grado di evidenziare l'effetto lockdown sulla salubrità e sostenibilità dei consumi dei partecipanti. Tra i risultati, si evidenzia una relazione tra il tempo passato a cucinare e il piacere ad esso collegato, e la transizione verso modelli sostenibili; ma soprattutto si rintraccia una più pronunciata trasformazione in senso sostenibile dei consumi delle giovani generazioni (under 29) rispetto alle più adulte.

  • 67,9%: Vuole mantenere nel futuro le neo-acquisite abitudini dietetiche
  • 68,6%: Vuole mantenere nel futuro le abitudini acquisite in cucina
  • 77,4%: Vuole continuare a rifornirsi di alimenti presso i punti vendita fisici utilizzati durante il lockdown

Lo studio sottolinea come attorno al cibo si sia costruito un dialogo intergenerazionale e vede nei giovani, "investiti del ruolo di agenti di cambiamento", il centro dei processi culturali ed economici necessari per superare i modelli alimentari insostenibili.