Audizione Assogestioni su riforma Irpef
Nell’audizione del direttore generale Fabio Galli alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato, focus sull’investimento a lungo termine in economia reale.
La revisione complessiva del sistema tributario italiano costituisce uno dei temi centrali nel dibattito sulle misure prioritarie da adottare per il rilancio dell’economia.
In questo contesto Assogestioni evidenzia come la riforma dell’Irpef rappresenti un aspetto fondamentale per il futuro assetto fiscale del Paese, considerato che, in quasi cinquant’anni dalla sua introduzione, si è assistito ad una progressiva erosione della base imponibile a causa dell’esistenza di una pletora di aliquote marginali effettive e di agevolazioni fiscali (“tax expenditures”) che ne hanno gravemente compromesso la funzione redistributiva e la coerenza con il disegno originario.
Nella revisione dell’imposta personale l’associazione sottolinea l’importanza della creazione di un sistema che abbia tra i suoi principi ispiratori quello dell’incentivo al risparmio a lungo termine, quale volàno per lo sviluppo e la crescita delle imprese italiane, che si riflette logicamente anche in un incoraggiamento al risparmio per i giovani e le fasce più deboli della popolazione.
Al riguardo, riveste particolare rilievo il superamento del meccanismo di tassazione per maturazione delle gestioni di portafoglio e delle forme previdenziali, nonché il superamento della distinzione delle diverse categorie di reddito finanziario. E inoltre di richiama l’attenzione su di una voce delle tax expenditures, quella dei contributi versati alla previdenza complementare, che non rappresenta un’esenzione definitiva da imposizione ma un mero rinvio della tassazione al momento di erogazione della prestazione e che non solo andrebbe mantenuta ma rafforzata, in termini di plafond e di introduzione di una soglia specifica per i soggetti che versano contributi nell’interesse delle persone fiscalmente a carico.
Questi sono i cardini su cui poggiano le considerazioni svolte da Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni, nel corso dell’audizione alle Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario.
Modello di tassazione
L’intervento di Assogestioni ha posto al centro del dibattito i modelli di tassazione. Ad avviso dell’associazione, la riforma del sistema tributario italiano dovrebbe confermare il sistema duale di tassazione del reddito personale per il rischio di fuga dei capitali e per l’importanza di avere un sistema efficiente e semplice da applicare.
Si rammenta che nella definizione di un sistema di tassazione del reddito personale due sono le possibili opzioni. Da un lato, un sistema di tassazione progressiva e onnicomprensiva, che includa tutte le tipologie di reddito (c.d. Comprehensive Income Taxation); dall’altro, un sistema “duale”, che preveda la coesistenza della tassazione progressiva con forme di tassazione proporzionale su determinate tipologie reddituali, quali i redditi di natura finanziaria.
Assogestioni ha dunque reiterato l’importanza di mantenere l’attuale sistema duale di tassazione, da sempre adottato in Italia e nei principali paesi europei.
Eliminare i regimi di tassazione per maturazione
Successivamente, l’Associazione si è soffermata sull’importanza della rimozione degli elementi di criticità che minano la coerenza del sistema di tassazione delle rendite finanziarie.
L’attuale sistema di tassazione dei redditi di natura finanziaria, risale alla fine degli anni 90 del secolo scorso, con l’emanazione del decreto legislativo n. 461 del 1997 (“Riordino della disciplina tributaria dei redditi di capitale e dei redditi diversi”, ndr), che era in origine plasmato e incentrato sul meccanismo di tassazione per maturazione.
Gli interventi normativi introdotti nel 2001 e nel 2010, volti a correggere le distorsioni emerse in sede di applicazione di un sistema di tassazione per maturazione (abrogazione dell’equalizzatore e riforma della tassazione dei fondi comuni di investimento), hanno modificato la logica sottostante al decreto legislativo n. 461 del 1997, individuando nel realizzo dei proventi il momento impositivo rilevante per la tassazione dei redditi di natura finanziaria.
Continuano a esistere, tuttavia, in linea con l’impianto originario del decreto legislativo n. 461 del 1997, forme di tassazione per maturazione per le gestioni individuali di portafogli e per il risparmio previdenziale.
Allo scopo di ripristinare la neutralità del sistema Assogestioni ritiene pertanto necessario eliminare i regimi di tassazione per maturazione ancora presenti.
In particolare, con riguardo al risparmio previdenziale, l’abolizione della tassazione per maturazione potrebbe costituire l’occasione per superare la penalizzazione che colpisce le forme pensionistiche complementari italiane, che attualmente scontano – rispetto agli omologhi prodotti esteri – un prelievo fiscale sui rendimenti nella fase di accumulazione.
Obiettivo economia reale grazie ai Pir e al lungo termine
Centrale nella relazione di Assogestioni il ruolo del risparmio privato nel garantire maggiori investimenti a lungo termine nell’economia reale – specie in una fase economica, come quella post COVID-19, in cui la portata e l’orizzonte temporale delle esigenze finanziarie delle imprese richiederanno ancora di più il ricorso a canali di finanziamento alternativi a quello bancario.
Per questo, l’associazione ritiene di fondamentale importanza che il futuro disegno di riordino tenga conto del rilievo delle misure fiscali introdotte, a decorrere dal 2017, per i piani individuali di risparmio a lungo termine (Pir) ordinari e, di recente, per i Pir alternativi, nati entrambi con l’obiettivo di indirizzare il risparmio delle famiglie – tradizionalmente concentrato su forme di investimento più liquide e a breve termine – verso impieghi di lungo periodo nel tessuto produttivo del Paese.
Infine, riflette Assogestioni, il futuro assetto fiscale dovrebbe essere incardinato sull’obiettivo di incentivare l’investimento a lungo termine rispetto agli investimenti di natura speculativa – in linea con quanto inizialmente previsto dal decreto legislativo n. 461 del 1997 – evitando l’introduzione di meccanismi correttivi volti a contrastare asseriti vantaggi in termini di differimento dell’imposta che deriverebbero dalla tassazione al realizzo di investimenti a lungo termine.