Il Presidente Conte apre la 3 giornata degli Stati generali
Il video dell'intervento introduttivo del Presidente Conte nel corso della terza giornata di "Progettiamo il Rilancio"
L'intervento di apertura del Presidente Conte nella terza giornata di lavori dell'iniziativa "Progettiamo il rilancio".
Il testo completo del discorso del Premier:
Buongiorno a tutti.
Benvenuti e grazie per aver aderito a questa iniziativa. Saluto il Presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, la Presidente di Confesercenti, Patrizia De Luise, il Presidente di Casartigiani Giacomo Basso, il Presidente di Confartigianato Giorgio Merletti, e il Presidente di CNA Daniele Vaccarino. Grazie per questa presenza.
Oggi prosegue il confronto con i rappresentanti delle forze produttive del Paese. Abbiamo scelto di iniziare dai rappresentanti del commercio, dell’artigianato, della piccola e media impresa, del terziario e della distribuzione: settori che stanno soffrendo particolarmente gli effetti di questa emergenza. Forse quelli che sono più colpiti perché vivete quotidianamente le difficoltà attuali della fase di ripartenza delle attività economiche. Quindi non solo la fase più acuta del lockdown ma gli effetti ancora li state misurando.
Gli ultimi dati Istat relativi al commercio al dettaglio ci restituiscono un’immagine molto preoccupante, un quadro che segnala ad aprile 2020 le vendite al dettaglio diminuite del 10,5% rispetto a marzo, e a determinare il forte calo sono soprattutto le vendite dei beni non alimentari. Nel trimestre febbraio-aprile, il calo complessivo è del 15,8%: si tratta di variazioni negative che abbiamo difficilmente sperimentato negli ultimi decenni.
Il lockdown ha determinato la sofferta chiusura di migliaia di esercizi, di piccole e medie imprese, che non sono solo luoghi di produzione di lavoro e ricchezza, ma anche luogo di incontro, socialità e servizi ai cittadini.
I pubblici esercizi, in particolare, sono uno sbocco determinante per le nostre filiere produttive, ma anche un fattore decisivo per l’attrattività del Paese. È proprio con la riapertura degli esercizi commerciali e dei servizi in generale che si è riacceso il fervore della vita quotidiana delle nostre comunità; i nostri paesi e le nostre città hanno finalmente riacquistato anima e voce, si sono riprese a dispetto delle regole, ancora vigenti, di distanziamento.
L’Italia sta faticosamente uscendo da uno shock senza precedenti che ha comportato e sta comportando altissimi costi umani, sociali ed economici.
Adesso bisogna però guardare al futuro. Noi non possiamo pensare di ripristinare la “vecchia normalità”. Dobbiamo assolutamente affermare una “nuova normalità” per il Paese. Una normalità che deve prevedere dei tassi di crescita economica e di sviluppo sostenibile sociale per il Paese ben più elevati rispetto al passato. Come sapete noi scontavamo delle difficoltà e se guardiamo al prodotto interno lordo e alla produttività ci collocavamo sempre al di sotto della media europea negli ultimi anni. Siamo però consapevoli che gli effetti completi della crisi devono ancora dispiegarsi. Nella diagnosi e nelle valutazioni scambiate con autorevoli economisti sabato e anche con altre interlocuzioni che abbiamo avuto con le massime autorità economiche è chiaro che l’incertezza c’è e peserà ancora. Quindi non è sufficiente sbloccare il lockdown, riaprire le attività perché venga meno questa incertezza.
Sempre l’Istat ci dice che oltre la metà delle imprese prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020, e che un’impresa su 4 segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività.
Non mi sono sfuggiti gli interventi che in questa situazione così critica abbiamo già dispiegato. Abbiamo messo sul campo e preventivato una quantità di risorse senza precedenti: 80 miliardi più ovviamente le garanzie per la liquidità, le moratorie sui finanziamenti di famiglie e imprese. Dicevo ieri che in rapporto al Pil l’Italia si colloca in questo momento al secondo posto per impegni finanziari assunti, in Europa in particolare. Ci sono tantissimi provvedimenti tra quelli adottati: le moratorie e le garanzie poste sui crediti delle imprese attraverso il Fondo centrale di garanzia PMI e le garanzie rilasciate da SACE. Una misura che ha presentato delle criticità che io stesso non ho nascosto. Ci sono state anche delle interlocuzioni con alcuni di voi per cercare di capire e superare queste criticità. C’è stata in sede di conversione molta attenzione e un grande contributo anche da parte del Parlamento per migliorare quel decreto e quelle norme. Siamo in fase sperimentale. Ci ritroviamo a gestire un’emergenza e sicuramente, non avendo potuto programmare interventi del genere, ci stiamo misurando anche con delle difficoltà oggettive del Paese: apparati burocratici, mentalità radicate, strategie dei vari uffici pubblici e dei partner privati di questi progetti. Dobbiamo scontare tutte queste novità. Negli ultimi giorni stiamo però assistendo – se guardo ai dati e ai flussi che seguo costantemente - a un miglioramento in questo meccanismo e la sensazione è che anche le imprese bancarie, dopo l’iniziale assestamento, inizino a creare dei flussi di erogazione più consistenti e più apprezzabili.
Vorrei ricordare, inoltre, la sospensione di molti pagamenti fiscali e contributivi, l’esenzione dal versamento della prima rata Irap, il contributo a fondo perduto per i soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo, con fatturato nell’ultimo periodo d’imposta inferiore a 5 milioni di euro, per il quale da ieri è possibile presentare domanda online.
Ricordo anche il credito d’imposta nella misura del 60 per cento del canone di locazione di immobili destinati allo svolgimento dell'attività economiche e ci sono varie altre misure. Diciamo che le misure ci sono, c’è un complesso di interventi che non sono affatto trascurabili nella portata economica. Siamo qui con voi per raccogliere le istanze che vorrete rappresentare in questa occasione di confronto. Però vi invito ad abbracciare anche un’altra prospettiva. Questi incontri sono anche preordinati a un progetto di rilancio come vi è stato anticipato nella mia lettera d’invito. Mentre con voi dobbiamo assolutamente continuare il dialogo per cercare di mettere a fuoco quella che è la messa a terra di queste misure economiche e di questi interventi che abbiamo già dispiegato, valutare e monitorare l’impatto che concretamente stanno avendo e se nel caso predisporci a qualche altro intervento che non possiamo escludere, nello stesso tempo però abbiamo il dovere e la responsabilità di programmare un rilancio perché come diceva Keynes - ed è stato ricordato anche dal Governatore Visco sabato - il modo migliore in un sistema economico per intervenire nel breve periodo e dare risposte efficaci alla crisi è allungare lo sguardo verso obiettivi di medio e lungo periodo. Noi oggi abbiamo la responsabilità di programmare il rilancio.
Il documento che avete davanti è un documento che, sotto una serie di obiettivi politici di grande respiro, individua delle linee di intervento articolati in singoli interventi per un totale di – credo - 187 progetti. È un lavoro che abbiamo preparato con i Ministri. Abbiamo lavorato intensamente per presentarvi questo progetto di piano di rilancio. Lo abbiamo condiviso anche con i gruppi parlamentari di maggioranza. È veramente uno sforzo corale. Su questo noi chiediamo un’interlocuzione con voi, vi chiediamo suggerimenti, proposte, pareri. Siamo disponibili anche a ricevere appunti scritti, anzi sarà raccomandabile. C’è qui la responsabilità di chi, consapevole di dover governare un Paese e indirizzarlo verso la ricostruzione, verso un miglioramento della situazione, dello status quo ante, si fa carico di disegnare una linea politica, economica e sociale. Quindi c’è una caratterizzazione politica ben precisa. Ma non politica nel senso del colore di un singolo partito. Una caratterizzazione politica nel senso che c’è una prospettiva di sviluppo che si articola sia per quanto riguarda una transizione energetica sia per quanto riguarda un’Italia più equa, inclusiva. E ovviamente sia per quanto riguarda un’Italia più moderna con infrastrutture sicure, un’Italia digitale e con una pubblica amministrazione che sia veramente a servizio dei cittadini e delle imprese. Ci sono tanti progetti che direttamente vi riguardano e voglio essere molto chiaro. Io sono venuto a parlare da voi, ci siamo incontrati anche quando mi avete invitato in vostre assemblee solenni e in occasioni pubbliche. Per esempio durante la Legge di Bilancio c’è stato un passaggio in cui avete ricavato qualche motivo di preoccupazione, per esempio il piano cashless.
Vi ho sempre detto – e continua a essere quella la linea del Governo – che noi vogliamo un’Italia più digitale. Siamo convinti che è la strada per renderla anche più equa, più inclusiva perché è chiaro che il contrasto a un’economia sommersa che caratterizza il nostro sistema è un obiettivo che dobbiamo condividere tutti. Perché l’economia sommersa non solo sottrae immediatamente risorse finanziarie al circuito istituzionale e legale ma costituisce anche un serio ostacolo alla modernizzazione del Paese. Non possiamo digitalizzare il Paese se rimarrà consistente l’economia sommersa. È questo il vero problema. Non è solo un problema dei 100, 110, 120 miliardi che sono sottratti al circuito legale. Certo che è un problema, sono somme consistenti. Ma è chiaro che se noi andiamo a modernizzare il Paese per renderlo più avanzato, per farlo correre con la crescita del Pil, per non avere più una sofferenza congenita nella produttività e nel prodotto interno lordo non potremo mai raggiungere questo risultato perché potremo digitalizzare quel che vogliamo ma una grande percentuale dell’economia del Paese rimarrà sottratta alla digitalizzazione. Il modo per raggiungerlo è un modo dolce, fair, gentile. Non abbiamo mai pensato di imporre penalizzazioni a chi non si conforma a questa buona pratica dei pagamenti digitali.
Sta per arrivare questo Recovery Fund. Quindi siamo chiamati ad elaborare, nell’ambito di questo piano di rilancio, un più specifico Recovery plan italiano. Ovviamente nell’ambito di questo, dove c’è tutta l’azione di governo di rilancio. All’interno di questo andremo ad individuare e presenteremo a settembre un piano specifico di Recovery italiano. Tenete conto che ovviamente dovremo selezionare alcuni investimenti specifici che entreranno in questo progetto finanziato dall’Europa. Anche lì c’è la possibilità per evitare aggravi per esempio dei commercianti per quanto riguarda i pagamenti digitali. Cioè abbiamo la possibilità di chiedere investimenti per la strumentazione. Cioè possiamo chiedere investimenti per favorire una transizione dolce e gentile verso questo piano di pagamenti digitali. Non vogliamo quindi penalizzare nessuno. Piuttosto incentivi quindi ai pagamenti digitali che penalizzazioni nel caso in cui non ci si adegui ai pagamenti digitali. E’ questa la filosofia del governo. In questo ci piacerebbe, con tutte le difficoltà che dobbiamo scontare, che voi foste pienamente partecipi di questo patto.