Nuova Politica Agricola Comune: gli eco-schemi della Ce

La Commissione europea ha pubblicato l'elenco delle pratiche agricole oggetto delle politiche di sostegno new entry della PAC.

Nuova Politica Agricola Comune: gli eco-schemi della Ce

La Commissione europea ha pubblicato l'elenco delle pratiche agricole che potrebbero ricevere il sostegno degli eco-schemi, la principale novità dell'architettura verde della PAC che, con la riforma della Politica agricola comune, dal 2023 sostituirà l'attuale greening.

La lista dei possibili eco-schemi mira a contribuire al dibattito sulla riforma della PAC e sul suo ruolo nel raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, rendendo più trasparente il processo per definire i contenuti dei Piani strategici nazionali con cui gli Stati membri programmeranno le risorse del primo e del secondo pilastro della Politica agricola comune.

I Piani nazionali della PAC dovranno essere approvati dalla Commissione europea, che riserverà particolare attenzione al raggiungimento dei target climatici e ambientali dell'Unione, in buona parte proprio attraverso il contributo degli eco-schemi.

Cosa sono gli eco-schemi della PAC

Parte della riforma della PAC attualmente in corso di negoziazione tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione, i regimi ecologici o eco-schemi sono un nuovo strumento progettato per premiare gli agricoltori che scelgono di fare un passo avanti in termini di tutela dell'ambiente e azione per il clima.

Insieme al rafforzamento delle condizionalità obbligatorie e alle misure climatiche e ambientali dello sviluppo rurale, gli eco-schemi compongono la nuova architettura verde della Politica agricola comune che, superando l'attuale greening, dovrebbe fare della futura PAC uno strumento chiave per la transizione verso un sistema alimentare sostenibile.

I principi chiave di questa transizione sono delineati dall'European Green Deal e in particolare dalle strategie Farm to Fork e Biodiversità per il 2030, che individuano i target per il settore:

  • nella riduzione del 50% dell'uso e del rischio di pesticidi chimici,
  • nel raggiungimento di almeno il 25% dei terreni agricoli dell'UE destinati all'agricoltura biologica e in un consistente aumento dell'acquacoltura biologica entro il 2030,
  • nella riduzione delle vendite di antimicrobici per animali d'allevamento e in acquacoltura del 50% entro il 2030,
  • nella riduzione delle perdite di nutrienti di almeno il 50% e dell'uso di fertilizzanti di almeno il 20% entro il 2030,
  • nel ripristino delle caratteristiche paesaggistiche e di un elevata biodiversità entro il 2030 in almeno il 10% della superficie agricola.

La lista dei possibili eco-schemi attivabili dagli Stati membri

I regimi ecologici dovranno essere previsti obbligatoriamente nei Piani strategici degli Stati membri, ma saranno disponibili a livello facoltativo per gli agricoltori, come una quota aggiuntiva premiale cui potranno accedere se vorranno assumersi maggiori impegni ambientali rispetto ai requisiti e agli obblighi stabiliti dalla condizionalità rafforzata.

Lista eco-schemi PAC - Credit: European Commission

Le pratiche agricole che i 27 potranno indicare come ammissibili per attingere ai fondi degli eco-schemi, in base alla lista pubblicata dalla Commissione, vanno dall'agricoltura biologica alla rotazione delle colture con colture leguminose, dall'agricoltura conservativa all'uso estensivo dei prati permanenti. Nella lista rientrano anche il ricorso all'agricoltura di precisione per ridurre gli input chimici e le pratiche di allevamento che favoriscono il benessere degli animali.

Lista eco-schemi PAC - Credit: European Commission

Negoziato in corso sui fondi PAC per le misure climatiche e ambientali

Quanto all'aspetto finanziario, l'entità delle risorse destinate agli eco-schemi è ancora oggetto di negoziato tra Consiglio e Parlamento. Gli Stati membri vorrebbero infatti riservare ai regimi ecologici il 20% del budget dei pagamenti diretti, mentre gli eurodeputati premono per alzare la soglia al 30%.

A questi fondi gli agricoltori potranno associare quelli relativi alle misure agro-climatico-ambientali dello sviluppo rurale, per cui il Consiglio vorrebbe impegnare il 30% delle risorse del secondo pilastro, a fronte del 35% chiesto dagli eurodeputati.

La posizione degli Stati membri prevede inoltre che, laddove uno Stato membro decida di superare la soglia minima riservata ad ambiente e clima nei PSR, la quota in eccesso potrebbe essere conteggiata per ridurre la percentuale di fondi da garantire nell'ambito dei pagamenti diretti.