Riforma Irpef: le criticità secondo Banca d'Italia
Secondo Banca d'Italia è fondamentale che la riforma dell'Irpef contenga le irregolarità nell'andamento delle aliquote marginali, anche per ridurre i disincentivi all'offerta di lavoro.
L'IRPEF "presenta diverse criticità dal punto di vista dell'efficienza e dell'equità della tassazione". Le principali riguardano "l'evasione dell'imposta, l'erosione della base imponibile, il livello e l'andamento delle aliquote marginali effettive e la capacità redistributiva dell'imposta". Lo ha detto Giacomo Ricotti, a capo del Servizio Assistenza e consulenza fiscale di di Bankitalia nel corso dell'audizione in commissione finanze alla Camera sulla riforma dell'IRPEF.
Una riforma dell'imposta sul reddito delle persone fisiche "dovrà contenere le irregolarità nell'andamento delle aliquote marginali, anche per ridurre i disincentivi all'offerta di lavoro - ha sostenuto Ricotti - Al contempo non potrà prescindere dal riordino degli istituti a essa collegati (come i trasferimenti sociali e le addizionali locali) da realizzare in maniera organica e coordinata".
L'IRPEF è l'imposta più rilevante del sistema tributario italiano per gettito ed è pari a poco meno dell'11% del PIL e al 40% circa delle entrate fiscali e una sua riforma "dovrebbe porsi come finalità principale quella di sostenere la crescita della nostra economia incentivando l'offerta di lavoro e l'attività d'impresa muovendo verso una ricomposizione del prelievo fiscale a beneficio dei fattori produttivi", secondo Bankitalia. Per incentivare la crescita economica, andrebbe quindi valutata una diversa ripartizione del prelievo tra le basi imponibili, senza aumentare la pressione fiscale complessiva.
"Anche se negli ultimi anni diversi interventi hanno concorso a diminuire il livello dell'imposizione, l'Italia, nel confronto internazionale, si caratterizza ancora per l'alta incidenza del carico fiscale sul capitale e soprattutto sul lavoro", ha sottolineato Ricotti. Secondo la Banca d'Italia, "ulteriori riduzioni del prelievo sul lavoro potrebbero essere finanziate attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza, considerato meno dannoso per la crescita", visto anche che il prelievo effettivo sui consumi è più basso che in altri Paesi.
Quando Ricotti parla di un maggiore carico fiscale sulla ricchezza, fa soprattutto riferimento a un più alto prelievo sul possesso di
immobili, anche se ammette che il livello della tassazione sugli immobili in Italia è sostanzialmente in linea con la media europea. Sconsiglia invece, per le possibili distorsioni in termini di rischi di evasione e di effetti sulla crescita, un aumento della tassazione sulla ricchezza finanziaria, soprattutto "per i possibili riflessi negativi sul costo del capitale delle imprese".